I media italiani hanno riferito che Siniša Mihajlović è morto dopo una lunga e grave malattia.
Il famoso calciatore e allenatore serbo Siniša Mihajlović è morto all’età di 53 anni, riferisce il quotidiano italiano “Gazeta delo Sport”. Mihajlović lotta contro la leucemia dal 2019, ha vinto due volte, ma la brutta malattia continua a ripresentarsi. Purtroppo nelle ultime settimane le sue condizioni sono peggiorate ed è stato nuovamente ricoverato in ospedale.
L’informazione è stata confermata da “Gazeta”, che per prima ha pubblicato la notizia della sua grave malattia, mentre altri giornalisti e club italiani stanno ormai lentamente dicendo addio a lui… Non tutti possono credere che il grande Miha ci abbia lasciato.
E cosa si può dire del grande Mihajlovic, uno dei migliori calciatori che la Serbia abbia mai avuto?
È nato il 20 febbraio 1969 a Vukovar ed è cresciuto a Borovo, città che adorava e che gli ha riportato alla mente alcuni dei suoi ricordi più belli e difficili. Poi, nel 1988, si trasferì in Vojvodina, dove divenne campione della Jugoslavia, e nell’inverno del 1991 divenne “l’ultimo pezzo del puzzle” della Stella Rossa. Con questo club, nel maggio dello stesso anno, vinse la Coppa dei Campioni e divenne immortale nei libri di storia con il “Maracana”, soprattutto per il pallone indirizzato nella porta del Bayern, che finì miracolosamente alle spalle del portiere.
Nel 1992 Miha si trasferisce alla Roma, e due anni dopo alla Sampdoria, prima di diventare un’icona della Lazio. È stato uno dei dirigenti della squadra dal 1998 al 2004, prima di ritirarsi all’Inter.
Ha fatto parte della squadra nazionale jugoslava dal 1991 al 2003 e ha dimostrato migliaia di volte che tipo di leader fosse, quindi tutti sapevano che una carriera da allenatore lo aspettava quando “appese le scarpe al chiodo”. Ha lavorato prima con Mancini all’Inter, poi al Bologna, al Catania, alla Fiorentina, alla Nazionale serba, alla Sampdoria, al Milan, al Torino, allo Sporting e infine al Bologna, con cui ha recentemente rescisso il contratto, con sorpresa di molti.
Ricorderemo che era impavido, coraggioso, aveva carattere, non scendeva a compromessi e quindi non “abbatteva” tante persone, ma era un calciatore e un allenatore di altissimo livello che mancherà a tutti noi.
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