Dramma del ghiacciaio della Marmolada, una nuova illustrazione dell’impatto del riscaldamento globale

La rottura parziale del ghiacciaio della Marmolada, domenica 3 luglio, si è diffusa rapidamente sui social network italiani. Girato da un rifugio vicino, il filmato mostra tonnellate di ghiaccio e roccia che si riversano in un terribile schianto attraverso la valle, spazzando via tutto sul loro cammino. Le squadre di soccorso alpino hanno misurato la velocità della frana a quasi 300 km/h.

Il ghiacciaio della Marmolada si è incrinato su una delle cime del massiccio, Punta Rocca, situata a 3.309 metri sul livello del mare, lungo un percorso comunemente utilizzato dagli escursionisti. Almeno due convogli in cordata erano sul ghiacciaio al momento della tragedia, il che spiega il pesante bilancio provvisorio: almeno sei morti e otto feriti.

Situata al confine tra il Trentino-Alto Adige e il Veneto, soprannominata la “regina delle Dolomiti”, la Marmolada è il punto più alto di questo massiccio nel nord della Penisola, e uno dei percorsi escursionistici più frequentati d’Italia. Sul versante settentrionale, dove si trova il ghiacciaio, le temperature estremamente elevate delle ultime settimane hanno contribuito ad accelerare lo scioglimento della calotta glaciale, il vero “cemento” della montagna.

Frana mortale

Pochi mancano di criticare l’incuria degli escursionisti che non esitano ad avventurarsi su ghiacci sempre più instabili. “Con il riscaldamento, e soprattutto le alte temperature delle ultime settimane, il ghiaccio è diventato molto sottile in alcuni punti, non sono più i ghiacciai di cinquant’anni fa”, così ha commentato, alla RAI, l’alpinista Reinhold Messner, nato a pochi chilometri dalla Marmolada e conosciuto nel mondo come il primo a scalare quattordici vette oltre gli 8.000 metri.

Secondo lui, l’accumulo di acqua sotto il ghiacciaio può causare la rottura del seracco e l’innesco di valanghe mortali. Le immagini del disastro mostrano enormi quantità di liquido, molto più di un solido blocco di ghiaccio.

“Ci sono momenti in cui il pericolo aumenta e con esso la probabilità di crollo, ha spiegato dal canto suo il glaciologo Massimo Frezzotti, in un’intervista all’agenzia di stampa ANSA. Pensando ai ghiacciai come a fiumi ghiacciati che scorrono attraverso le valli, è chiaro che arrampicarsi in tali condizioni non è sicuro. »

Inviata sul luogo del disastro, la protezione civile ha avvertito di un altro rischio di rottura del ghiacciaio a causa delle alte temperature: 10°C in vetta alla Marmolada, ore prima del crollo di tonnellate di ghiaccio, acqua e roccia.

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