La tragedia del ponte Morandi di Genova, risalente a più di mezzo secolo fa, crollato martedì provocando la morte di almeno 38 persone, è di gran lunga la tragedia più grande, ma non l’unica. Ad esempio, lo scorso 18 aprile, crollò un ponte autostradale sulla tangenziale di Fossana, nel cuneese. Il ponte risale agli anni ’90.
Il 9 marzo 2017 due persone sono morte nel crollo di un ponte sull’autostrada Adriatica A14 nelle Marche, tra Cameran e Ancona. All’epoca era in fase di ricostruzione perché l’autostrada era in fase di ampliamento. Una persona è morta nel crollo del ponte autostradale Milano-Lecce nella notte tra il 21 e il 22 ottobre 2016.
Quattro persone sono rimaste ferite nel crollo del ponte tra Ravenusa e Licata in Sicilia il 7 luglio.
Altri ponti furono travolti dalle piene o crollati a causa di frane, come il ponte vicino a Carasco o sull’autostrada Palermo-Catania.
Autostrade per l’Italia – la società di gestione delle autostrade in Italia – aveva dichiarato nel 2011 che il ponte di Genova era stato danneggiato a causa del traffico eccessivo.
Nel dicembre 2012, il governo della città di Genova ha discusso pubblicamente delle infrastrutture di trasporto. Allora gli imprenditori lanciarono l’allarme che il Ponte Morandi di Genova sarebbe crollato nel giro di dieci anni.
Costi di trasporto ridotti
La qualità delle infrastrutture di trasporto italiane è stata influenzata negativamente da un forte calo della spesa statale durante la crisi economica e negli anni successivi, mentre l’Italia cercava di ridurre il debito del 130% del PIL e affrontava la minaccia di un collasso del settore bancario. .
Se nel 2006-2008 l’Italia ha stanziato tra i tredici ei quattordici miliardi di euro per le infrastrutture dei trasporti, nel 2009 la cifra è scesa a 5,6 miliardi, nel 2010 a 3,4 miliardi e nel 2013 addirittura a 2,8 miliardi. Solo allora sono iniziati gli aumenti graduali, nonostante ciò i costi di trasporto ammontavano solo a cinque miliardi di euro nel 2015.
In confronto, la Germania ha speso dagli undici ai dodici miliardi di euro all’anno per le infrastrutture dei trasporti durante il periodo, mentre in Francia, anche all’inizio della crisi, l’importo è aumentato da meno di 13 miliardi di euro nel 2006 a 14,5 miliardi di euro nel 2009. poi si verificò il declino. nel 2014 erano dieci e nel 2016 erano nove miliardi di euro.
La Spagna, anch’essa duramente colpita dalla crisi, nel 2009 ha speso nove miliardi di dollari per i trasporti, cifra che l’anno scorso ha cominciato a scendere fino a 3,7 miliardi.
Nella Repubblica Ceca i numeri sono più piccoli. Nel 2006 e nel 2007 i costi dei trasporti ammontavano a circa 1,5 miliardi, nel 2008 e nel 2009 sono aumentati a due, per poi scendere a 600 milioni di euro nel 2014. Poi le cifre hanno cominciato ad aumentare.
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