Kristian Xipolias: Ogni film è un atto politico

Portando nel suo baule la nomination al film Fiori come finalista nella categoria Miglior Cortometraggio ai Premi Globo d’Oro, l’annuale cerimonia di premiazione del cinema presentata dall’Associazione della Stampa Estera di Roma, il Premio Rai Cinema Channel al RIFF Independent Film Festival, ma anche trenta partecipazioni ufficiali a festival internazionali, il regista di Nafplion, nato in Italia, in un’intervista realistica come la sua creazione.

Di Gelis Dilia

Perché la prima del tuo film il 1 settembre si tiene per un pubblico limitato, inclusi i detenuti, nei suggestivi giardini della prigione di Tiryns Farm?

La proiezione di Tirinto è stata essenzialmente una prima informale del film in Grecia, ed era molto importante per me che Fiori riuscisse a comunicare con il pubblico della prigione. Dopo Tirinto, il viaggio del film continuerà in altri Order Shop in tutta la Grecia.

Girato nel 2021, nel bel mezzo di una pandemia, quali difficoltà sorgono?

Il film è stato girato durante la seconda ondata di pandemia in Italia. Ovviamente questo ha creato grandi difficoltà nelle riprese e quindi ha aumentato il budget. Circa 40 persone hanno lavorato per il film, e tutte hanno creduto in questa piccola storia. Si è così creata una squadra che è riuscita a superare tutte le difficoltà che si sono presentate, oggettivamente tante.

Quanta frugalità ci vuole per decifrare il protagonista in un film di 15 minuti?

Ovviamente il limite di 15 minuti non consente lo sviluppo di personaggi diversi. Ogni ripresa dovrebbe idealmente contenere vari significati che supportano lo sviluppo della storia.

Le biciclette come mezzo di consegna nelle aree industriali torinesi ricordano i decenni precedenti.

La bicicletta come strumento di lavoro è tornata in auge negli ultimi anni in molte capitali europee. Nell’ambito dello “sviluppo verde”, molte multinazionali scelgono la bicicletta come mezzo di distribuzione, creando così una flotta di giovani lavoratori che, però, sono privati ​​dei diritti fondamentali del lavoro, come assicurazione, salario fisso e orario di lavoro, ecc.

La persona invisibile alla fine è quella che rivela i difetti degli altri?

Questo film vuole aprire una finestra per seguire coloro che passano inosservati nel trambusto della vita quotidiana della società moderna. Chi erano, cosa potevano pensare e provare Manfredi, Anna o Patricia.

Nonostante l’apparente inattività del paesaggio, alcuni dei quali in letargo, gli scatti sono avvincenti, nel senso che creano una forte carica emotiva per lo spettatore. Il grande schermo funge da lente d’ingrandimento in cui le minuzie della vita quotidiana finiscono per trarne il massimo?

Fin dalle prime fasi di sviluppo del film, si sceglie che la telecamera segua ossessivamente il protagonista, creando così una narrazione in prima persona. Ciò è aiutato anche dalla scelta del formato del film, che è 4/3, che è quadrato, comunicando così al pubblico la mancanza di respiro vissuta dal protagonista. Tutte queste scelte sono state fatte insieme al direttore della fotografia Jacopo Meneghin pochi mesi prima delle riprese.

Il film Fiori (=fiori) con il suo approccio prettamente antropocentrico punta principalmente alla riflessione e direi che pone domande piuttosto che fornire risposte. Essendo introverso e privo di interazioni sociali, il protagonista, prima di inviare fiori e piante al destinatario, legge di nascosto e in colpa il messaggio del mittente. Quanto sarebbe bello rubare qualcosa che non ti appartiene, sbirciando per un momento dal buco della serratura?

Il protagonista ruba qualcosa che non gli appartiene, una bicicletta, sia per necessità che per ingenuità infantile. Cerca così di lavorare, ma anche di acquisire una nuova vita sociale attraverso il contatto momentaneo con i destinatari dei fiori e le loro storie, cercando emozioni al di fuori del ristretto contesto familiare.

In che modo le intenzioni originali del regista hanno raggiunto l’obiettivo finale?

Questa è stata sicuramente una delle più grandi paure del regista quando sono iniziate le riprese. Nel caso di Fiori accadono tante cose inaspettate che, però, finiscono per dare una nuova prospettiva alla storia. Credo che il film non possa essere esattamente lo stesso dell’intenzione originale, perché in un modo “organismo vivente”, dipende da molti fattori diversi e si forma collettivamente.

Fare un film è un atto politico?

Naturalmente, ogni film è un atto politico, in particolare i film che raccontano realisticamente qualsiasi condizione sociale.

In quale epoca del cinema vorresti dirigere?

Ogni epoca si distingue per il suo contesto storico-sociale e per le opere in esso prodotte. Con questo in mente, ho pensato che fosse il momento perfetto per raccontare una storia.

Con quali attori lavoreresti senza pensarci due volte?

Con Alba Rohrwacher e Marcello Fonte.

Stai dando una seconda possibilità?

Sì, io do.

Cosa non dici “No”?

Guardare dei film.

Quali sono le prospettive per ‘Fiori’?

Seguiranno altri due cortometraggi che completano una trilogia sociale sulle realtà italiane contemporanee.

Geli Dilia è una poetessa e scrittrice pluripremiata e coach volontaria di Booking Shops per adulti.

Alberta Trevisan

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