Con un accordo che la dice lunga sugli equilibri di potere Italia, principalmente a causa del rafforzamento della leadership del primo ministro Giuseppe ConteMercoledì mattina, al termine della sessione serale del Consiglio dei ministri, Gruppo Benetton hanno accettato di ritirarsi dalla concessione autostradale e di ottemperare alle richieste del governo che minacciava continuamente di revocare loro l’attività.
Tremila chilometri di autostrada nelle mani delle famiglie più ricche d’Italia, in un conflitto intriso del sangue di 43 innocenti morti quando il grande ponte Morandi di Genova, il 14 agosto 2018, passò sotto controllo una società pubblica e la famiglia Benetton ha accettato di ritirarsi affatto.
La concessionaria Aspi divenne una società pubblica che controllava la metà delle autostrade del Paese. Il nuovo ponte sarà inaugurato entro un mese. Si stima che Aspi valga 11-12 miliardi di euro con pedaggi che generano molti profitti.
La famiglia Benetton controlla Aspi attraverso la società Atlantis, che possiede l’88% della concessionaria.
Dopo drammatiche trattative durate dalla mezzanotte all’alba, mercoledì è stato scritto un capitolo importante della storia recente dell’Italia. Il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, si è occupato della mediazione tra il Consiglio dei ministri e i rappresentanti del gruppo Benetton, più volte bloccata. Sono state scambiate in totale quattro lettere. Alza la mano, infine, la famiglia Benetton Hanno deciso di ritirarsi.
Il primo sfondo è il dramma del crollo di un grande ponte e la morte di 43 persone che erano alla guida dei loro veicoli e precipitarono nel vuoto insieme ad altri sopravvissuti. Il secondo è la pandemia di coronavirus, che è una tragedia che la società italiana sta vivendo e che sta cambiando molte cose sul presente e sul futuro del Paese.
Che la gestione delle autostrade ritorni nelle mani degli enti pubblici anticipa la prossima tappa che questa vecchia nazione dovrà percorrere per superarla. il disastro economico che la pandemia, che ha causato più di 35mila morti, ha preso il sopravvento, indebolita dal caldo estivo e si teme che possa ripresentarsi nell’autunno settentrionale di settembre-ottobre.
Non c’è salvezza senza aiuto tra le comunità europee che dispongono di piani di ripresa che includono finanziamenti 750 miliardi di euroin parte con sussidi gratuiti, e un modello di sviluppo che mostri la presenza dello Stato come motore per ripristinare la prosperità perduta.
Da qui l’importanza di quanto accaduto questo mercoledì, che molti credono passerà alla storia. Questo agosto saranno due anni dal crollo del ponte Morandi, che ha dominato disastri e disastri La rabbia italiana.
La famiglia Benetton è stata accusata di aver intascato ingenti profitti dal pedaggio, il che ha dato loro ancora più profitti 2000 milioni di euro solo nel 2018 e nel 2019, hanno trascurato la manutenzione della rete fino al disastro e hanno imposto pedaggi elevati che lo Stato ora ridurrà con il sostegno pubblico e un mandato per una revisione approfondita della struttura autostradale.
L’Italia è un paese bellissimo, ma piccolo e montuoso. Le autostrade costruite all’inizio degli anni ’60 furono una famosa macchina miracolosa economica.
Questo disastro del ponte ha raccolto molto odio e accuse che si sono diffuse nella società cattivo controllo entità statali e l’atteggiamento sospettosamente mite di tanti politici.
Il primo merito di aver spinto per la rimozione della concessione stradale alla Benetton è andato ai 5 Stelle, che Non ha mai ricevuto un risarcimento. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, sostenitore dei 5 Stelle, ha difeso la sua linea dura molti vantaggi alla sua leadership. E il Partito Democratico di centrosinistra, partner del governo, è riuscito a mediare per evitare la spaccatura minacciata da Conte e dai 5 Stelle. In tal modo, hanno dimostrato al mondo degli affari come, grazie alla loro posizione moderata, sono rimasti una forza credibile, anche se rappresentavano gli ex comunisti e gli ex democristiani più avanzati.
Nella fase finale della trattativa Conte ha continuato a puntare il dito contro la Benetton club vile, metafora concreta della minaccia di ritiro immediato delle loro concessioni. Un percorso pericoloso, perché in gioco c’è un risarcimento di 23 miliardi di euro e il ricorso contro la legge che abbassava la cifra a 7 miliardi.
Conte è un abile giurista, un avvocato di grande competenza. Fino al mattino presto continuò a mostrare la sua mazza, assistito da Bintang 5, anche se sapeva che la soluzione migliore era una transazione. Dietro la sua minaccia c’è un’opinione pubblica che ricorda e non perdona gli errori commessi alle 43 persone morte sul ponte.
Il mediatore prescelto fu il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, che infuse fiducia anche agli imprenditori pur sapendo che si trattava di un giovane comunista e di una delle figure principali dell’Istituto Gramsci, che mantenne viva la memoria di quel preziosissimo intellettuale . Il PC prodotto dall’italiano, martirizzato dopo anni di prigionia in cui lo condannò il dittatore Benito Mussolini, diceva: “Dobbiamo impedire al cervello di funzionare”.
Gualtieri ha negoziato direttamente con i rappresentanti della Benetton e ha portato le lettere scambiate al Consiglio dei ministri. Alla fine l’operazione c’è stata, alla luce dell’estate romana e della stanchezza dei ministri, che hanno aderito all’accordo condividendo café con leche con “cornetti”come la chiamano gli italiani la luna crescente.
L’ingresso del colosso pubblico entrerà nel capitale di Aspi, la concessionaria, uscendo dal perimetro di Atlantia, controllata all’88% dalla famiglia Benetton. La loro presenza sarà ridotta al 10% e sull’ultima lettera Veneti del “Colori unificati” Hanno accettato di ritirarsi completamente, indebolendo ulteriormente la loro partecipazione.
Il risarcimento ammonta a 3,4 miliardi di euro
Famiglia Benetton Non raccoglieranno più dividendi. Pagheranno 3,4 miliardi di euro come risarcimento per il crollo del ponte Morandi. Ritireranno tutte le azioni legali intentate nel contenzioso derivante dalla tragedia. Accettano tariffe ridotte. Loro offrono vendere l’88% del controllo a enti pubblici e investitori istituzionali nominati dallo Stato.
Da lunedì 27 inizierà il processo di trasferimento, che durerà da un minimo di sei mesi a un massimo di un anno.
La notizia dell’accordo ha fatto sì che le azioni Atlantia, destinate ad essere controllate dal pubblico, volassero del 25% in Borsa. L’operazione ha evitato l’impoverimento finanziario di Atlantia e ha garantito il posto di lavoro a settemila dipendenti delle autostrade Aspi.
La notizia si è immediatamente diffusa nella finanza mondiale. I fondi più importanti, come Blackstone North America e Macquarie Australia, hanno presentato la loro candidatura per entrare nel capitale di Autopistas para Italy con Caja Depósito y Préstamos, la nuova società pubblica.
Le offerte partono da centinaia di milioni e ci sono già diversi miliardari interessati. Il fondo è controllato dal Ministero delle Finanze e concentra miliardi negli enormi risparmi degli italiani, in linea con enti simili in Germania e Francia, che hanno anche mostrato il loro diretto interesse a partecipare a questa avventura.
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