La Chiesa cattolica italiana non farà indagare sui casi di abuso da una commissione esterna

La Chiesa cattolica italiana non accuserà casi di abusi sessuali indagati da commissioni esterne, invece, ha voluto sviluppare la propria relazione interna. Lo ha deciso oggi la conferenza episcopale italiana.

I vescovi pubblicheranno il rapporto a metà novembre e riguarderà solo i casi successivi al 2000, ha riferito l’agenzia EFE.

Così, i vescovi italiani hanno respinto la possibilità di una commissione esterna per trattare le accuse di abusi, come è avvenuto, ad esempio, in Francia o in Portogallo. “Chiediamo equa trasparenza”, ha detto il presidente della Conferenza episcopale, Matteo Zuppi. Secondo lui, ad esempio, il rapporto della commissione francese ha pubblicato dati dubbi. Zuppi ha anche affermato che la chiesa vuole aumentare la prevenzione e rafforzare l’assistenza alle vittime.

Il rapporto interno tratterà solo i casi successivi al 2000, per garantire la validità, affermano i vescovi. I materiali precedentemente preparati dal Vaticano saranno utilizzati per preparare la relazione.

Gli attivisti hanno manifestato oggi davanti all’ambasciata vaticana a Roma per un’indagine indipendente sui casi. La protesta è stata indetta dall’organizzazione Rete l’Abuso, il cui presidente Francesco Zanardi sostiene di essere stato maltrattato da un prete in gioventù. L’organizzazione raccoglie informazioni sugli abusi all’interno della chiesa e chiede che le indagini all’interno della chiesa coprano anche casi che hanno dai 60 ai 70 anni.

Secondo gli archivi dell’organizzazione, Lucetta Scaraffia, rinomata teologa ed ex direttrice del quotidiano vaticano L’Osservatore Romano, ha recentemente pubblicato una pubblicazione sugli abusi sessuali nella Chiesa cattolica italiana. Ha detto al quotidiano Le Monde di aver identificato circa 320 sacerdoti che lo avevano abusato sessualmente. Solo la metà di loro è stata punita in alcun modo. Secondo lui, la chiesa sta cercando di impedire alle vittime di sporgere denuncia penale o di ritirarle dopo il pagamento di un risarcimento finanziario. Inoltre, le vittime spesso provengono da famiglie povere che ricevono l’aiuto della chiesa, rendendo sempre più difficile per loro resistere alla coercizione del clero.

Scaraffia sostiene inoltre che i media italiani prestino poca attenzione ai casi di molestie sessuali nelle chiese. Ha ricordato il processo a un sacerdote che presiedeva una canonica nei pressi di Roma ed è stato infine condannato a 15 anni di carcere. “La stampa estera è in tribunale, ma ci sono solo pochi giornalisti di agenzia da parte italiana”, ha detto il teologo. (ČTK)

Michela Eneide

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