Viene da chiedersi se questa questione, segnata da molti colpi di scena negli ultimi mesi, un giorno giungerà a una fine. Dal 3 al 5 novembre il consiglio di amministrazione di Telecom Italia si riunirà per esaminare un’operazione che avrà gravi conseguenze per il suo futuro: ovvero la vendita del suo asset più grande, la rete Internet fissa, al fondo americano KKR.
Quest’ultimo ha presentato un’offerta congiunta con il governo italiano. L’obiettivo è acquisire questa preziosa infrastruttura in fibra ottica, nonché Sparkle, la sua controllata per i cavi sottomarini. Questa sarà la prima volta che un operatore di tale storia e di tale portata in Europa si separerà dalla sua rete.
Con questa operazione Telecom Italia vuole innanzitutto ottenere liquidità per ripagare parte del proprio debito, che ammonta ormai a oltre 26 miliardi di euro. Questa manovra è però rischiosa. Allo stesso tempo, gli operatori perderanno il controllo sulla qualità e sui costi delle loro reti.
Inoltre, l’operazione è delicata. E Vivendi, il colosso francese dei media e maggiore azionista di Telecom Italia con il 23,75%, vuole che la cosa venga decisa in un’assemblea straordinaria. Evidentemente il gruppo di Vincent Bolloré ha voluto dire la sua, anche sulla decisione finale.
In occasione dell’assemblea generale straordinaria, infatti, le decisioni vengono prese a maggioranza di due terzi degli azionisti. Senza dubbio, agli occhi di Vivendi, verrebbe ratificato solo dal consiglio di amministrazione, nel quale lui non siede. Secondo fonti vicine alla vicenda citate dall’AFP, il gruppo di Vincent Bolloré avrebbe addirittura minacciato di intraprendere azioni legali se non si fosse tenuta una manifestazione straordinaria.
“ Non ci tireremo indietro »
Al momento non c’è nulla che dica che l’offerta di KKR verrà convalidata. Attualmente l’importo varia tra i 20 e i 23 miliardi di euro. Tuttavia, questa cifra è ancora lontana dalle richieste di Vivendi, che attualmente ammontano a 31 miliardi di euro. Il governo italiano sembra determinato a portare a termine questa operazione. Se si verifica un fallimento del progetto, «penseremo a qualcosa di diverso, ma non torneremo»ha detto due settimane fa Giancarlo Giorgetti, ministro italiano dell’Economia.
Il governo italiano è stato pienamente coinvolto nell’operazione. La società prevede di acquisire una partecipazione fino al 20% nella rete di Telecom Italia. L’esecutivo, infatti, non vuole perdere il controllo di questa infrastruttura strategica. La Roma è già azionista di Telecom Italia al 9,81%, attraverso la Caisse des Dépôts Italia. Possiede inoltre il 60% di Open Fiber, che dispone di una rete in fibra nazionale.
Uno scenario a lungo discusso è l’eventuale fusione del nuovo soggetto proprietario della rete di Telecom Italia con Open Fiber. Ciò consentirà la creazione di un’unica rete in fibra nella penisola, che avrà i mezzi per investire in modo rapido e massiccio in questa tecnologia. Attualmente l’Italia è in ritardo in questo ambito, considerato cruciale per lo sviluppo digitale ed economico del Paese. Tutti gli operatori avranno quindi accesso a questa rete per fornire Internet ad altissima velocità ai propri clienti.
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