La magia esiste? Una bella favola tra storia e leggenda | Cultura

La processione dei Magi a Cuenca, il 3 gennaio.CONSIGLIO CITTÀ DI CUENCA (Stampa Europea)

Non sappiamo se i Re Magi siano esistiti, ma è vero che sono favole bellissime che hanno nutrito, e continuano ad alimentare, l’immaginazione di milioni di bambini. Per gli esperti di studi biblici, questa sarebbe una creazione tardiva di comunità cristiane ispirate all’unico testo evangelico, Matteo, per menzionare questo fatto. Gli altri tre, dei quali Marcos, il più anziano, e Juan, il più recente, pensavano di essere ispirati dalla Chiesa, non toccarono l’argomento.

Nel racconto di Matteo non si fa menzione dei re, né che fossero tre, né che fossero nella mangiatoia dove nacque Gesù, né come si chiamassero. Il testo parla di alcuni “saggi” interessati allo studio delle stelle, giunti a Gerusalemme guidati da una stella che chiedeva dove “era il Re dei Giudei perché volevano adorarlo”. Mateo ha aggiunto che sono venuti “alla casa dove è nato Gesù e lo hanno trovato con sua madre, Maria”. Non parlano di papà. Trovarlo in una casa sembra escludere che sia nato a Betlemme e in una mangiatoia. Avrebbero potuto visitarlo a Nazareth, dove deve essere nato, perché tutti i Vangeli parlano di “Gesù di Nazaret” e non di Betlemme.

Molto probabilmente, come nel caso della sua città natale, che era a Betlemme perché, secondo i profeti, Gesù era di sangue reale come Davide, che era originario della città, le narrazioni dei Magi sono legate a testi biblici che annunciano l’arrivo di un re che salverà la tribù d’Israele dalla persecuzione dei tiranni.

I restanti dettagli sui Magi furono creati durante il I secolo. Fu dato loro il nome di re per esaltare l’importanza di Gesù. Quei tre emersero dai tre doni che furono portati al ragazzo: oro, incenso e mirra. I nomi Melchiorre, Gaspare e Baltasar non compaiono né nel testo ufficiale di Matteo né nei Vangeli apocrifi, che si distinguono per i tanti dettagli che offrono sull’infanzia di Gesù, praticamente ignorati dai Vangeli canonici.

I nomi dei magi compaiono per la prima volta in un mosaico del VI secolo nella Basilica del Nuovo Sant’Apollinare nella pittoresca città italiana di Ravenna. A partire dal XIII secolo, le iniziali del re (M, G, B) furono incise sulle porte delle case e delle stalle per allontanare demoni e streghe da persone e animali.

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Mosaico della Basilica di Sant'Apollinare Nuovo, a Ravenna, dove compaiono per la prima volta i nomi dei Magi.
Mosaico della Basilica di Sant’Apollinare Nuovo, a Ravenna, dove compaiono per la prima volta i nomi dei Magi. VV Voennyy (Getty Images/iStockphoto)

Ed è stato dal Rinascimento quando grandi pittori come Beato Angelico, Rubens, El Greco o Velázquez hanno riprodotto immagini dei Magi nei loro dipinti. Solo nelle chiese ortodosse siriaca e armena ci sono 12 streghe invece di tre. E il fatto che da un certo tempo uno dei tre fosse nero è dovuto al fatto che erano considerati rappresentanti di questa parte del mondo: Europa, Asia e Africa. Pertanto, in alcuni luoghi compaiono non solo sui cammelli, ma anche su cavalli ed elefanti. E il fatto di essere tre simboleggia anche i tre figli di Noè, Sem, Cam e Iafet, che dopo il diluvio universale ripopolarono la terra secondo il racconto biblico.

Il fatto che la figura di Babbo Natale e dell’albero di Natale carico di doni abbia sostituito in alcuni paesi nordici la favola biblica del presepe con i Magi non ha potuto negare il fascino di questa leggenda natalizia, che continua ad esaudire i sogni di milioni di persone. bambini in un mondo di illusioni. Una storia bella e poetica che funziona come la migliore fiaba della letteratura mondiale, aiutando i bambini a dissipare le paure dei loro antenati.

Mentre scrivevo un articolo sull’origine di questa leggenda, ho ricordato la mia infanzia con i miei due fratelli in un piccolo villaggio della Galizia, in Spagna, dove i miei genitori erano insegnanti di scuola elementare. Era un’era del dopoguerra, un periodo di scarsità e persino di carestia. E nonostante tutto, il giorno più felice dell’anno è il Giorno dei Re Magi, anche se la povertà dei miei genitori li ha costretti a indossare le nostre scarpe quella sera solo qualche caramella, una palla di pezza o un bambolotto che nostra zia Maria cuciva. E siamo ancora felici. Solo per i miei genitori, quella mattina era difficile spiegarci perché i nipoti dei ricchi padroni di campagna ricevessero i giocattoli più moderni e noi no. I miei genitori non avevano nemmeno una scusa per aver sbagliato tutto l’anno perché non era giusto.

E ricordo l’emozione, intrecciata con delusione e orgoglio allo stesso tempo, l’anno in cui mio padre mi chiamò da solo e con una certa sincerità mi disse che mi avrebbe raccontato un segreto perché ero più grande: I Re Magi non esistevano , erano i genitori che portavano i doni ed erano poveri. E quella notte li aiuterò a mettere i regali nella nostra stanza.

Alla fine siamo stati noi, tutto l’anno, a inventare giochi e balocchi con la prima cosa che riuscivamo a trovare, un pezzo di legno o del filo da cucito. Facevamo anche pane e focacce di argilla che cuocevamo sul fuoco di legna.

La società dei consumi, l’eccesso di tutto, anche tra i più poveri, ci offre oggi ciò che ci viene negato. La domanda che voglio porre ai lettori è se i bambini di oggi, che hanno tutto e anche abbastanza, sono più felici di me e dei miei fratelli con semplici gomitoli di stoffa.

Aroldo Giovinco

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