“Possiamo scrivere una nuova pagina nella storia: le regioni che vogliono più potere lo otterranno”, ha detto ai giornalisti a Milano il governatore della Lombardia Roberto Maroni. Come il suo collega veneto, Luca Zaia intende utilizzare il risultato del referendum come un mandato forte per le trattative con il governo centrale di Roma. Come primo argomento che ha voluto affrontare, Maroni ha menzionato le maggiori entrate fiscali che la regione genera per il bilancio italiano.
La Lombardia, con il suo centro finanziario a Milano, rappresenta il 20% del prodotto interno lordo italiano, e la regione di Venezia rappresenta il 10%. Ma i residenti di questa ricca regione si lamentavano da tempo di ottenere troppo pochi benefici dalle tasse pagate a Roma.
Autonomia in materia di migrazione
Le due regioni cercano anche una maggiore autonomia nei settori della migrazione, della sicurezza e dell’istruzione. A differenza del referendum in Catalogna, in Spagna, il referendum in Italia si è svolto all’interno di un quadro costituzionale che consente alle regioni che richiedono una qualche forma di autonomia di essere concessa dal parlamento.
Secondo i risultati preliminari in Lombardia l’affluenza alle urne è stata superiore al 40%. A Venezia l’affluenza alle urne ha superato il 50%, necessario in questa regione per riconoscere il risultato del referendum.
La Costituzione italiana ha concesso diversi gradi di autonomia alle cinque regioni italiane. Si tratta del Tridente-Alto Adige a prevalenza tedesca, della Valle d’Aosta con il 60% di lingua francese, poi delle isole Sardegna e Sicilia, infine del Friuli-Venezia Giulia.
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