“Ocean Viking”, silenzio del Maghreb

LETTERA DEL MAGHREB. Da Rabat a Tunisi, le preoccupazioni crescono mentre Italia e Francia lottano per affrontare il problema dei migranti. Un circolo vizioso.





Di Benoit Delmas

Che i due Stati fondatori dell’Unione Europea abbiano espresso pubblicamente il loro disaccordo su questo fascicolo è il presupposto di una disputa per il Nord Africa, un nuovo fastidio che si aggiungerà a un grave disordine preesistente. Qui i migranti cavalcano gli “Ocean Vikings”.
© VINCENZO CIRCOSTA / AFP

lIl duello diplomatico avvenuto tra Francia e Italia non ha fatto sorridere nessuno se non l’orchestra digitale della propaganda russa che ha esagerato il punteggio di “razzismo europeo”. La telenovelavichinghi del mare gettato da un porto all’altro del diniego nonostante la situazione sanitaria dei suoi 230 “passeggeri” non mancherà il prossimo episodio. Negandogli il diritto all’attracco, il governo di Giorgia Meloni vuole segnare il colpo dei primi cento giorni del suo mandato. Dopo aver accolto tre navi da quando è entrata in carica, il desiderio di diventare una ironwoman anti-immigrazione fallirà la sua quarta quando passerà la questione alla Francia. Chi riceveràvichinghi del mare nelle regole.

LEGGI ANCHETahar ben Jelloun – Immigrazione clandestina: vince solo la mafia

Sembra che ognuno per se stesso

Le filippiche romane e le scaramucce politiche scateneranno una crisi con Parigi, strappando il silenzio nella capitale nordafricana e consolando l’opinione pubblica magrebina nel suo odio. Il fatto che due dei partner più importanti del Maghreb si scontrino per i migranti irregolari è collettivamente una pessima notizia. Che i due Stati fondatori dell’Unione Europea abbiano espresso pubblicamente il loro disaccordo su questo fascicolo è il presupposto di una disputa per il Nord Africa, un nuovo fastidio che si aggiungerà a un grave disordine preesistente. Ognuno odora di sé dalle due capitali europee, mentre il territorio è adibito all’osmosi tra governo e Commissione Europea. È comune incontrare a Tunisi i Ministri degli Affari Esteri e dell’Interno italiani accompagnati da due Commissari europei. Questo dialogo è in via di estinzione, segno che la politica pura e violenta ha condotto i suoi dirigenti in questo tragico fascicolo. Non è più una dichiarazione elettorale divisiva, ma una decisione del governo.

LEGGI ANCHEL’immigrazione clandestina, un grosso problema per Giorgia Meloni

A parte la capitale del Maghreb

Migranti davichinghi del mare non lasciare Tunisi come hanno suggerito alcuni leader politici. Migrazione irregolare non sale dalla banchina, biglietto in mano, cameriere all’accoglienza. Questo è stato fatto di notte, su una spiaggia abbandonata, per sfuggire alla polizia e ai militari. Migranti salvati davichinghi del mare, come tanti prima, è stato portato in piccoli pacchi in acque internazionali confinanti con le acque libiche. Una collezione di barche di ogni tipo, barcasse, gommoni, di tutto, dalla deriva al largo di Bengasi & Co. L’indignazione italiana per questo non è una novità. Al culmine della guerra siriana nel 2015 sono arrivati ​​quasi duecentomila migranti. Tra Lampedusa (un’isola italiana) e le coste della Tunisia e della Libia, c’è un’autostrada marittima informale che collega i due continenti. Con traversate da 36 a 48 ore con mari favorevoli, è possibile raggiungere l’area Schengen dalla costa di Sfax, Zarzis (Tunisia) o Tripoli, Bengasi (Libia). Il ruolo dei trafficanti dipende dalla provenienza dei migranti. E i capi del Maghreb erano indifesi come le loro controparti settentrionali.

LEGGI ANCHEMigranti in mare: Giorgia Meloni mette alla prova la solidarietà europea

Situazione irrisolta da Rabat a Tunisi

Rabat ha sempre chiarito che la sua posizione di guardia di frontiera europea non è invidiabile. Il Marocco, desideroso di diventare un hub tra due continenti, si ritrova a far incazzare tutti, giocando a bastoni contro i migranti subsahariani, come ha dimostrato indagine Punto, utilizzando armi migratorie per ottenere supporto nel file del Sahara occidentale. Appuntato da Parigi sulla sua mancanza di entusiasmo nel riprendersi i suoi cittadini che hanno ricevuto l’OQTF (obbligo di lasciare il territorio francese), Rabat rimane un importante partner per la sicurezza, dagli agenti di polizia disposti a lavorare a Parigi per occuparsi dei minori alle collaborazioni contro il terrorismo.

In Algeria l’accordo è statico. Sebbene la visita ufficiale del presidente Macron sia stata raggiunta da Lisabeth Borne con metà del suo governo, l’OQTF non ha fatto progressi. E Algeri è sempre stata crudele: quando te ne vai non sei più il benvenuto.

I tunisini hanno cercato di fingere di essere algerini quando sono stati arrestati all’arrivo in Europa per non essere espulsi.

In Libia, l’Unione Europea ha mobilitato risorse chiave con Frontex per rafforzare la guardia costiera libica. A volte è troppo, visti i “valori dell’UE”. Il Mediterraneo si è trasformato in un cimitero che ospita diverse migliaia di nuove sepolture ogni anno. Una guerra tra la Francia di Emmanuel Macron e l’Italia di Giorgia Meloni avrà gravi ripercussioni sulle rotte migratorie. Ogni notte uomini, donne e sempre più bambini si precipitano soli verso le barchesse gonfiabili. Un quinto dei sopravvissuti divichinghi del mare sono minori non accompagnati. Un fenomeno in crescita Di fronte a questa tragedia sociale, la capitale del Maghreb si trova di fronte a un dilemma: agire o tollerare. Senza più successo di Francia o Italia.

LEGGI ANCHEAlcune verità sull’immigrazione per lavoro


Riccarda Fallaci

"Imprenditore. Comunicatore pluripremiato. Scrittore. Specialista di social media. Appassionato praticante di zombie."

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *