Peste suina: lanciano l’allarme gli allevatori italiani

Mercoledì gli agricoltori italiani hanno avvertito il governo di Mario Draghi della preoccupante diffusione della peste suina nella penisola. Sono stati rilevati casi in Piemonte (nordovest) e nella regione di Roma.

In una lettera a Mario Draghi, la principale associazione agricola del Paese, la Coldiretti, ha chiesto “nuovi rapidi interventi per la macellazione e la lotta all’allevamento di cinghiali in tutto il Paese per fermare la diffusione della peste suina africana”.

Secondo lui, questo virus altamente contagioso “danneggia 29.000 settori dell’agricoltura e dell’economia strategica italiana che generano un fatturato annuo di 20 miliardi di euro e danno lavoro a centomila persone”.

Piano di emergenza

L’annuncio arriva un giorno dopo l’annuncio dei piani di emergenza per contenere il virus nel Lazio, nella regione di Roma, dove quest’anno sono stati rilevati otto casi, di cui tre martedì. È stata istituita una zona rossa con un perimetro di 65 km a nord della capitale che sarà circondata da una recinzione alta 1,5 km.

“Il piano della strage sarà varato entro un mese”, ha detto il ministro della Salute Andrea Costa. Il primo caso di peste suina in Italia è stato rilevato a gennaio in Piemonte (nordovest). Interessata anche la vicina Liguria.

Immagine inquinata

Coldiretti ha chiesto espressamente “un’azione radicale per ridurre la popolazione di cinghiali, il cui allevamento è ormai fuori controllo”, una mossa importante ha detto “per mantenere l’immagine di Roma e dell’Italia nel mondo”.

I media e i social network hanno ampiamente fatto eco negli ultimi mesi alle immagini che mostrano una famiglia di cinghiali che cammina nelle zone residenziali della capitale e mangia nei bidoni della spazzatura.

Questa malattia attacca solo maiali, cinghiali e cinghiali. Il virus, che non può essere trasmesso all’uomo, può sopravvivere per più di due mesi nella carne e nei salumi degli animali colpiti. Si trasmette da un animale all’altro attraverso l’ingestione di cibo infetto – ad esempio se i suini domestici vengono nutriti con gli avanzi – o attraverso il contatto con mezzi contaminati.

/ATS

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