come Mussolini cambiò la città

Bandiera italiana a sinistra, stendardo europeo a destra: il balcone di Palazzo Venezia, che si affaccia sull’omonima piazza, nel cuore della Roma storica è in fondo abbastanza semplice, e se la guida lo cita per curiosità, distratto i pedoni possono davvero perderlo. Non si fa nulla per attirare l’attenzione. Tuttavia, nel corso degli anni ha svolto un ruolo speciale nella vita quotidiana dei romani. È lì che, infatti, parla Benito Mussolini in occasioni speciali. Qui, la notte del 9 maggio 1936, celebrò “riemergere dell’impero sui colli fatali di Roma” dopo la conquista dell’Etiopia, e quattro anni dopo, il 10 giugno 1940, dichiarò una dichiarazione di guerra alla Francia. Fissando ogni notte questa finestra, i passanti vedevano che le luci nell’ufficio del Duce restavano accese fino alle prime ore del mattino. Mussolini, diceva la propaganda, “mai dormire” – anche se nessuno si accorge che ha molte attività serali oltre al lavoro.

Dopo aver messo in discussione il Parlamento e rafforzato il suo potere attraverso la legislazione fascista (1925-1926), in questo palazzo, situato ai piedi del Campidoglio, il nuovo uomo forte del Paese stabilì il suo “quartier generale”. Dal 1929 fece di questo magnifico edificio medievale il centro del potere fascista e la sua residenza ufficiale; senza rinunciare alla sua residenza privata, la villa di Torlonia, situata lontano dal centro cittadino, gli era a disposizione per l’affitto a una lira all’anno.

Il balcone dove Mussolini ha pronunciato il suo discorso a Palazzo Venezia, a Roma, il 20 luglio 2022.
World Map Room, a Palazzo Venezia, ufficio di Mussolini, 20 luglio 2022.

Quando si tratta di stupire i suoi visitatori a Palazzo Venezia, Mussolini li riceve nella magnifica sala del Mappamondo (alta 12 metri sotto il soffitto). Il balcone – ora maledetto – gli permetteva di parlare con la folla radunata in piazza. Questa stessa piazza è oggi il principale nodo di comunicazione del centro cittadino, punto di passaggio obbligato tra le strette vie della Roma dei Papi e l’ampia prospettiva dell’area archeologica. Tra le migliaia di visitatori che ogni giorno lo ammirano, quanti si rendono conto che questo paesaggio urbano è debitore del regime fascista? Molto poco, senza dubbio. E di nuovo…

“Questo è il nostro simbolo”

In due decenni Mussolini ha lasciato un segno profondo sulla capitale, dandole gran parte dell’aspetto attuale. Tracce delle sue azioni sono ovunque, se presti attenzione, e non vengono mai cancellate. A Roma il presente non si sostituisce mai al passato, l’uno e l’altro convivono piuttosto che scontrarsi.

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