Come andrà il salvataggio del Monte dei Paschi? Esperti italiani hanno analizzato l’operazione

L’elaborato piano di salvataggio del Monte dei Paschi di Siena dominerà le notizie finanziarie nel 2017, costando al governo circa 6,6 miliardi di euro.

Lo Stato italiano depositerà il 70% del Monte dei Paschi di Siena (MPS), ma la banca dovrà presentare alla Bce nuovi piani di ristrutturazione. Questa, insomma, la sintesi dei problemi che durante le feste natalizie stanno innervosendo Roma e Francoforte.

Il travagliato salvataggio del Monte dei Paschi di Siena dominerà le notizie finanziarie nel 2017 e Il governo costerà circa 6,6 miliardi di euro: 4,6 miliardi di euro serviranno per soddisfare i requisiti patrimoniali e circa 2 miliardi di euro per risarcire i creditori al dettaglio. E poi ci saranno altri 2,2 miliardi di euro di commissioni a carico degli investitori istituzionali, per un totale di 8,8 miliardi di euro, come richiesto dalla Bce alla vigilia di Natale. Cifre, non certe, arriveranno da azionisti, obbligazionisti subordinati e, infine, dallo Stato, che entrerà significativamente nel capitale con la “ricapitalizzazione preventiva”.

Data la sottigliezza della situazione di MPS – avvenuta a poche settimane dalla fine della sua liquidità -, il multiplo aumento di capitale in precedenza, bruciato dal ribasso delle azioni in Borsa e due precedenti interventi del Ministero delle Finanze nel capitale -di una dimensione inferiore rispetto alle reali esigenze della banca-, La BCE ha ritenuto opportuno applicare un ampio margine di sicurezza: ora che è in corso la nazionalizzazione delle banche, l’obiettivo è che l’intervento dello Stato sia decisivo e che il Ministero delle Finanze rimanga azionista per un periodo massimo di 18-24 mesi.

Le operazioni sono quindi molto complesse ed è probabile che obbligazioni e azioni restino sospese dalle contrattazioni per diverse settimane, almeno fino a marzo. “Secondo i nostri primi calcoli, con un aumento di capitale di 8,8 miliardi di euro, verranno emesse nuove azioni al prezzo di 17,4 euro e il numero dei titoli bancari passerà da 29 a 527 milioni”ha sottolineato l’analista della società italiana Equita SIM.

Gli interventi di sistema varati dal governo Paolo Gentiloni ammontano complessivamente a 20.000 milioni e comprendono anche altre misure tecniche – come le garanzie di liquidità e le cartolarizzazioni garantite dei crediti in mora – di cui possono beneficiare anche altre banche in difficoltà, alle prese con piani di stabilizzazione e morosità riduzione. In testa alla classifica, ad esempio, ci sono due banche popolari veneziane (Popolare di Vicenza e Banca Veneto), che prima devono passare attraverso l’approvazione del bilancio 2016, dove la nuova amministrazione ripulirà e recupererà le perdite di esercizio della seconda. semestre.

Tuttavia, Giacomo Tilotta, manager di AcomeA SGR, ritiene che i fondi per salvare la banca “vanno nella giusta direzione”. “La difficoltà per Siena Bank nell’aumentare il proprio capitale di 5.000 milioni è stata principalmente dovuta all’impossibilità di trovare un investitore di riferimento”, ha spiegato Tilotta. “I risultati del LME (esercizio di Liability Management, ovvero la conversione volontaria di obbligazioni convertibili), invece, sono stati in linea con le attese”chiarire.

“L’approvazione del decreto ministeriale che prevede la creazione di un fondo di 20.000 milioni di euro (in stile FOB) da utilizzare per la ricapitalizzazione preventiva e per le garanzie di liquidità per le banche che ne avranno bisogno, è a nostro avviso un dato positivo (anche se non determinante) ) elemento che si muove nella giusta direzione per contribuire a ridurre il rischio sistemico finora avvertito”Tilotta ha aggiunto. Tuttavia, secondo gli esperti, queste misure non sono sufficienti. “E’ chiaro che se a queste misure si accompagnerà un recupero della redditività del settore bancario, unitamente ad un miglioramento del contesto economico e ad una definitiva risoluzione degli incagli, il ripristino del gap valutativo delle banche italiane rispetto a quelle europee potrebbe avere solide radici”.

Per ora Banca Imi sta rivedendo il merito creditizio di Monte dei Paschi “in attesa che la situazione diventi più chiara in termini di requisiti patrimoniali e piani di ristrutturazione”. Tuttavia, “una soluzione al problema MPS con impatto o conseguenze limitate sugli obbligazionisti può ridurre il rischio sistemico nel settore”.

Banca Imi ha inoltre rivisto la valutazione del Bank Covered Debt e del debito senior (prima buy) e delle obbligazioni subordinate (prima sell). Per quanto riguarda quest’ultimo, la banca possiede 4.200 milioni, di cui quasi 2.000 sono in mano a piccoli risparmiatori. Ecco perché il Ministero delle Finanze italiano doveva includere 6.500 milioni: coprirebbe la differenza tra 8.800 e 4.200 milioni, cioè 4.600 milioni. Ciò esaminerebbe quindi le azioni risultanti dalla conversione forzata del debito subordinato al dettaglio, poco meno di $ 2 miliardi, supponendo che nel frattempo una parte di questo sia stata trasferita a investitori istituzionali. Quindi, dopo tutte queste complicate faccende, lo Stato manterrà il 70% della banca.

Nel frattempo, persiste il problema delle sofferenze. L’idea dell’amministratore delegato della banca, Marco Morelli, era quella di raccogliere capitali per 5.000 milioni grazie alla cessione di arretrati per quasi 28.000 milioni lordi, che costituivano solo una parte del totale dei crediti tossici, che ammontavano a oltre 45.000 milioni . Resta da vedere se il fondo Atlantis gestirà o meno operazioni congiunte con il Tesoro.

Emiliano Brichese

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