Il governo georgiano Meloni ha annunciato nuove misure di carattere economico e sociale, che rivedono le politiche del governo precedente. Soprattutto, è stato abolito il reddito sociale approvato nel 2019 dal governo Lega e Cinque Stelle.
La coalizione conservatrice che governa l’Italia ha deciso di limitare il pagamento degli aiuti finanziari ai disoccupati o ai cittadini a reddito molto basso. La nuova misura di sostegno si chiamerà “entrate integrazione”. Degli 8.400 euro attuati fino ad oggi, l’importo massimo è limitato a 6.000 euro e può essere erogato a famiglie i cui componenti sono bambini piccoli, persone diversamente abili e cittadini di età superiore ai sessant’anni.
L’accento è posto sulla riduzione delle tasse
Il precedente aiuto, che era stato approvato su iniziativa e pressione dei Cinque Stelle, serviva essenzialmente come un più ampio sostegno agli italiani che erano senza lavoro, o che vivevano nelle zone più povere del Paese, soprattutto al Sud. Tuttavia, l’attuale governo, così come alcuni analisti, ritengono che nessuno sforzo sostanziale sia stato fatto per dotarsi di personale dell’agenzia statale per l’impiego e che nessun incentivo sia in grado di ridurre sensibilmente la disoccupazione.
I nuovi guadagni di adesione saranno disponibili per dodici mesi e poi, dopo l’interruzione, potranno essere prorogati per un altro anno. Tuttavia, nei casi in cui i cittadini possano rifiutare l’offerta di lavoro (contratti a tempo indeterminato e in qualsiasi regione d’Italia o per collaborazioni di breve durata a distanza di 80 km) il pagamento di questo nuovo reddito cesserà automaticamente.
L’alleanza regolatoria di Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia ha optato, in questa fase, per insistere sulla riduzione delle tasse pagate dai lavoratori per un totale di 4 miliardi di euro. Resta da vedere se l’approccio del governo Meloni ridurrà – di fatto – la disoccupazione o solo una prescrizione teorica, con seri problemi sul terreno per l’effettiva attuazione.
Theodoros Andreadis Syngellakis, Roma
Fonte: Deutsche Welle
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