Eri De Luca: “L’amore ha bisogno di due persone, la politica ne ha bisogno di più di tre”

Ci siamo incontrati poco prima della sua presentazione “Impossibile” al Public, dove un pubblico entusiasta gli ha dato un caloroso benvenuto. Con noi c’è anche il traduttore del libro Anna Papastavrou. Sono anche affascinato dall’arguzia, dal “chagano”, dal discorso inutilmente colto e dalla gioia di vivere che gli impedisce di diminuire. In parte politico, in parte poliziesco e in parte autobiografico, questo libro è stato scritto per confermarlo “è impossibile definire un evento appena prima che accada”come dice sul retro della copertina.

Di origine napoletana, è tra i fondatori di un’organizzazione militante di sinistra Lotto continuò dal 1968 fino al suo scioglimento. Ha lavorato come muratore, camionista e operaio industriale alla Fiat e altrove, in Italia e all’estero. Mantenendo le distanze dai guerriglieri urbani, ma non dalle sue convinzioni, e sfruttando il suo talento di scrittore, pubblicò il suo primo libro, “Non qui, non ora”nel 1989 e rapidamente si è affermato come scrittore e traduttore di fama internazionale, con la più alta distinzione in Premio Europeo per la Letteratura (2013).

Sostengo i lavoratori, i rifugiati, gli immigrati, tutti coloro che sono svantaggiati, che sono in difficoltà. Continuo anche a simpatizzare con i miei ex colleghi che stanno ancora affrontando conseguenze penali per le loro azioni in quel momento.

Ha lavorato anche nel cinema come sceneggiatore e attore, rimanendo sempre un cittadino attivo: si è battuto contro l’apertura di gallerie ferroviarie “inutili e pericolose” nelle Alpi, ha partecipato alle operazioni di liberazione dei civili nella guerra civile jugoslava e anche al salvataggio dei profughi nel Mediterraneo con Doctor World, è anche al fianco dei suoi compagni rivali che furono perseguitati nell’era molyveniana, una generazione che affrontò il potere come un nemico pubblico.

Oggi, all’età di 73 anni, il sig Eri De Luca rimase mentalmente e fisicamente prospero grazie alle sue imprese sulla montagna. Non rimpiange il passato e non se ne scusa, non “investe” più politicamente nell’impossibile ma non lo esclude nemmeno, odia il nazionalismo, l’isolazionismo e l’alta velocità, crede nella lotta sociale, nel cosmopolitismo e nelle idee europee come BENE. come la libertà, l’uguaglianza e la fraternità. Considerava il valore di quest’ultimo il prerequisito dei primi due, e l’unico che non si acquisiva con la lotta o “a domanda”, ma poteva esistere solo spontaneamente.

Alberta Trevisan

"Analista certificato. Esploratore a misura di hipster. Amante della birra. Pioniere estremo del web. Troublemaker."

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *