Il 7 maggio 1945 alle 2:41, l’alto comando militare tedesco firmò a Reims la resa incondizionata del Terzo Reich.
Svelata l’8 maggio, la notizia ha viaggiato nelle città e nei villaggi di tutta Europa, oltre l’Atlantico.
Winston Churchill a Londra, il generale de Gaulle a Parigi, Harry Truman a Washington annunciarono alla popolazione la fine della guerra in Europa.
Folle fitte riempivano le strade di clamore accresciuto dall’attesa interminabile.
Da quel catastrofico giorno del settembre 1939, quando la Wehrmacht invase la Polonia senza una dichiarazione di guerra, il regime nazista all’inizio sembrò prendere tutto sul suo cammino.
Successivamente Danimarca, Norvegia, Paesi Bassi, Belgio dovettero arrendersi.
L’esercito francese è stato pressato, le nostre linee sono state spezzate, è stato richiesto un armistizio e la Francia ha cominciato a sperimentare gli orrori dell’occupazione.
Solo la Gran Bretagna in seguito rifiutò.
Intervento di François de Canson, sindaco di La Londe-les-Maures:
Nonostante i micidiali bombardamenti, i nazisti non riuscirono a farlo arrendere e nemmeno a fargli accettare un compromesso di pace.
Gli uomini, spesso isolati, rispondono alla chiamata di un ignoto generale che a Bordeaux il 16 giugno 1940 decide di continuare la lotta e vola in Inghilterra.
Divenne poi il rifugio di ogni resistenza, dove il 18 giugno apparve alla BBC la voce del generale de Gaulle che chiedeva la resistenza di tutte le forze francesi libere all’interno dell’area metropolitana.
Le reti si formano istintivamente, surrettiziamente ma unite.
Le macchie si formano in tutti i moli naturali e inaccessibili. Tuttavia, in questi tempi difficili, le forze dell’asse attaccarono.
Il 21 giugno 1941 la Wehrmacht attaccò l’Armata Rossa.
Il 7 dicembre fu la distruzione della flotta americana da parte dei giapponesi a Pearl Harbor.
La guerra è diventata globale!
Da quel momento in poi, di fronte al regime nazista e ai suoi alleati, si formò una grande coalizione, forte dell’apparato industriale americano, forte dell’ostinata resistenza offerta dall’esercito sovietico all’avanzata tedesca, forte della determinazione dell’impero britannico , ma anche forti nella volontà e nell’impegno, tutti i francesi che nella Francia continentale e nei territori d’oltremare non accettarono mai la capitolazione e ripresero le armi per far apparire la Francia tra le forze alleate.
Grazie alle loro azioni, i francesi furono nuovamente presenti su tutti i campi di battaglia.
Charles de Gaulle ha coordinato da Londra questa resistenza esterna attorno all’Esercito francese libero, che è stata illustrata in molte battaglie nel teatro esterno delle operazioni.
Charles de Gaulle riaccese instancabilmente le fiamme della resistenza interna nata dall’animosità generata dall’intimidazione e dalla crudeltà degli occupanti.
Questa resistenza interna che fu messa insieme da un certo Jean Moulin nel 1942-1943 nel Consiglio Nazionale di Resistenza con il famoso Esercito francese dell’interno come suo braccio armato, un importante aiutante degli Alleati durante la riconquista del territorio nazionale.
Charles de Gaulle non ha mai smesso di garantire una presenza francese permanente nelle forze alleate.
Gli alleati della Gran Bretagna la cui resistenza fu più alta nel 1940-41 furono fondamentali per la continuazione degli eventi.
Sono stati gli alleati dell’America il cui supporto logistico iniziale e poi l’intervento diretto sono stati fondamentali per la vittoria finale.
Alleati del Canada, dell’Australia o di quelli dell’Unione francese il cui impegno, dedizione e spirito di sacrificio fanno molto per superare le forze avversarie.
Dall’Algeria, dove insediò nel giugno 1944 il Governo provvisorio della Repubblica francese, Charles de Gaulle concretizzò gli sforzi compiuti dalla riconquista graduale del territorio nazionale di sbarco in sbarco.
Lo sbarco in Italia nel 1943 segnò l’inizio della riconquista della penisola italiana e la sconfitta di Mussolini.
Sbarcato in Normandia il 6 giugno 1944, che ha portato alla riconquista del nord della Francia e alla ritirata delle forze naziste.
Lo sbarco in Provenza il 15 agosto 1944 portò alla liberazione di villaggi sulla costa mediterranea prima di una vittoriosa ascesa lungo la Valle del Rodano, la marcia verso Berlino fino a un incontro vittorioso cinque anni dopo.
Durante questi cinque anni, c’è stata una determinazione combattiva da un Koenig di Leclerc da un Juni da un de Lattre de Tassigny.
L’8 maggio 1945, la Francia uscì finalmente dalla sua schiavitù e ebbe finalmente piena dignità all’interno degli Stati Combattenti.
Pertanto, questo anniversario dell’8 maggio è un’opportunità per riaccendere il fuoco del passato senza il quale nessun futuro è possibile.
Celebrare l’8 maggio significa ricordare il sangue versato per la pace e gli sforzi necessari per mantenerla.
Celebrare l’8 maggio significa chiaramente glorificare la vittoria degli eserciti alleati. Senza di essa, il mondo non potrà mai entrare in una nuova era di pace.
La celebrazione dell’8 maggio ricorda anche che se questa pace deve durare in Europa, sarà grazie alla costruzione europea che è alla base di un futuro comune.
Ricordiamo che la solidarietà è la pietra angolare del sogno europeo che ha reso possibile la pace e la prosperità per decenni.
Il sogno il cui motto è “unità nella diversità” esprime l’ambizione e soprattutto l’esigenza del sovrano.
L’8 maggio dovrebbe risuonare dentro di noi come monito a risvegliare la nostra vigilanza contro tutto ciò che minaccia la pace, la libertà e il progresso nel mondo.
In questo giorno solenne ricordiamoci che questi valori non si ottengono mai in via definitiva.
Certo, il mondo è cambiato dai tempi maledetti che hanno preceduto la seconda guerra mondiale.
Certo, lo sviluppo europeo ha forgiato le relazioni tra i nostri popoli.
Ma ancora una volta si sentono echi di retorica dove l’uno è chiamato ad essere il nemico dell’altro dove ogni Paese sembra condannato a costruire il proprio sviluppo solo a scapito di altri Paesi dove ancora l’odio per la nostra democrazia.
Donna e uomo,
In questi momenti di contemplazione, come non risvegliare le guerre che ora sono tornate e il rumore degli stivali nell’Est Europa che ci hanno fatto ripiombare nei secoli bui della nostra Storia.
Decidendo nella notte tra il 23 e il 24 febbraio 2022 di lanciare una massiccia offensiva militare contro l’Ucraina, la Federazione Russa sta compiendo un atto di guerra che viola tutte le norme del diritto internazionale, viola tutti i suoi impegni e si fa beffe dei valori di pace e di libertà su cui il continente europeo ha costruito per decenni il proprio equilibrio.
disse profeticamente Primo Levi : ” La nuova idea di Auschwitz non è certo morta come niente è mai morto. Tutto riappare sotto una nuova luce, ma niente muore.
Questa mattina, uniti nella comune commozione, ricordiamo tutti e coloro che attualmente soffrono in Ucraina per la guerra che è stata il frutto dello spirito di vendetta alimentato dalla lettura revisionista della Storia europea. alle ore più buie dell’Impero dell’invasione dell’annientamento.
Non lasciamoci trascinare dal discorso di ritiro che compare ogni volta che la nostra Europa vacilla.
La storia ci ha mostrato le sfortunate conseguenze a cui ciò ha portato.
L’8 maggio 2023, l’atto di commemorazione che prendiamo come tutti i francesi ma anche come i nostri amici europei è più di un semplice compito portato a termine con puro rispetto per le battaglie del passato.
Soddisfa uno scopo: unire i difensori della democrazia e della libertà che i nostri anziani ci hanno trasmesso.
Gloria ai nostri veterani
Pace
Lunga vita a La Londe-les-Maures
Vita francese
“Imprenditore. Comunicatore pluripremiato. Scrittore. Specialista di social media. Appassionato praticante di zombie.”