UNAlla vigilia del primo turno delle elezioni comunali, tra i leader politici italiani dove predominano i volti grigi, ce n’è uno che sorride. Nonostante le elezioni siano state segnate da un forte calo dell’affluenza alle urne, Enrico Letta, ex presidente del Consiglio e leader del Partito Democratico (PD), ha fatto abbastanza per fregarsi le mani. A livello personale, l’ex Sciences Po Paris ha vinto un voto parziale in cui ha gareggiato a Siena, segnando così il suo ritorno alla Camera dei Deputati dopo sei anni di esilio. E dal lato collettivo, i toscani non hanno nulla di cui lamentarsi.
Tra le principali città della penisola chiamate alle urne, il candidato del centrosinistra ha vinto a Milano, Bologna e Napoli dalla prima il giro. “Abbiamo dimostrato che i diritti possono essere battuti”, si è congratulato con il leader democratico, e “grande vincitore di giornata” per aver chiesto la mobilitazione per un secondo turno, a metà ottobre. Resta da decidere il destino dei due campi elettorali: Roma e Torino, dove i candidati del Pd affronteranno tra due settimane i rappresentanti della coalizione di centrodestra (che unisce Lega Salvini, Italia fratelli postfascisti e partito Berlusconi).
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Sconfitta pesante per la Lega
Un centrodestra “che emerge da questo primo tempo ammaccato”, l’analisi di Roberto D’Alimonte, con “una sovranità alle spalle”, prosegue il politologo della Luiss di Roma. Nonostante la netta vittoria alle regionali calabresi, la coalizione guidata dalla scintillante Meloni-Salvini ha incatenato scarsi risultati nelle principali città del mondo. Bel Paese. “Abbiamo perso male, non pretendo il contrario”, ha ammesso ieri sera il ct della Lega, ammettendo il superamento di un ritardo nelle prime scelte della lista. I Fratelli Italiani, dal canto loro, si sono fatti valere a destra dell’Italia, “ma non hanno creato la svolta tanto attesa e il loro candidato alla Roma non avrebbe dovuto vincere nel secondo tempo”, ha proseguito Roberto D’Alimonte. “Quindi, per Giorgia Meloni, è difficile cantare vittoria lunedì sera”, ha detto il ricercatore.
Smorfia Zuppa è nelle file anche del Movimento 5 Stelle, che è stato recentemente rilevato dall’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte. A Roma e Torino, due città sono state violentemente conquistate nel 2016, pentastellato ormai fuori dai giochi al primo turno. Nella capitale, senza il sostegno della periferia – dove la partecipazione è in caduta libera – il sindaco uscente Virginia Raggi ha raccolto quasi il 20% dei voti. Candidata M5S nella città piemontese, Valentina Sganga, è addirittura sotto il 10%. Come premio di consolazione, l’ex partito antisistema si è dovuto accontentare di vittorie a Napoli e Bologna, le “città laboratorio” dove corrono insieme M5S e Pd. I risultati, però, sono stati lontani dal “realizzare le nostre ambizioni”, ha ammesso Giuseppe Conte. “Ma chi non può scendere a compromessi nuovi” dato al partito, chiamato anche un leader a 5 stelle alla vigilia del suo primo fallimento elettorale.
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