Le trionfanti dimissioni con impeto del governo Meloni hanno riportato alla ribalta l’annoso problema dell’ingerenza politica nell’emittenza pubblica italiana.
Due gloriose partenze dalla RAI hanno scatenato un nuovo aspro confronto politico in Italia. Fabio Fazio, che conduce il talk show domenicale di successo su Rai Tre, e la giornalista Lucia Annunciata, che conduce il programma di profonda politica “In mezz’ora”, hanno deciso di lasciare la Rai.
“Non sono un uomo per tutte le stagioni”, ha detto Fazio. “La situazione attuale non mi consente di continuare la mia collaborazione”, ha detto Annunziata, che in precedenza è stata Presidente della Rai. Secondo gli analisti, la causa di questo sconvolgimento giornalistico è stato il cambio di registi e una serie di registi della televisione pubblica.
La maggioranza conservatrice che governa il Paese, attraverso il nuovo governo, ha ormai messo in buoni rapporti i direttori su due dei tre telegiornali, ma anche su altri palinsesti, nei maggiori fusi orari.
“Sollecitare“ nella legge di Renzi
“Il centrodestra ha vinto le elezioni e ha il diritto di cambiare la direzione della televisione di stato”, hanno detto gli analisti conservatori. In base alla legge del premier di centrosinistra Matteo Renzi, nel 2015 è stato deciso che il governo stesso avrebbe eletto i funzionari della RAI. Regole che, negli ultimi otto anni, sono state rispettosamente attuate. Solo ora è emerso un elemento in più importante: al palinsesto della televisione pubblica si sono aggiunti tre canali del gruppo di Berlusconi, che non stanno certo criticando aspramente il governo Meloni. Negli ultimi 30 anni nessun governo ha approvato una legislazione per affrontare in modo efficace i conflitti di interessi economici e politici che coinvolgono Berlusconi.
E ora “dalla sensibilità a tante questioni minoritarie, come i gay, potremmo entrare in un nuovo periodo in cui la formula ‘Stato, religione, famiglia’ sarà maggiormente applicata”, ha detto Francesco Specia, direttore della rivista giornale conservatore Libero.
In molti si sono chiesti se la televisione pubblica italiana, nella quale anche il centrosinistra continua ad avere una posizione dirigenziale, riuscirà ad affrancarsi dal potere politico, a prescindere dalle sue sfumature ideologiche. Perché è una delle poche emittenti nazionali che riesce ancora ad assicurarsi oltre il 40% degli spettatori totali.
Theodoros Andreadis Syngellakis, Roma
Fonte: Deutsche Welle
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