arte contemporanea / Il Museo di Grenoble ospita una mostra di opere su carta prodotte da Cy Twombly tra il 1973 e il 1977. Attraverso potenti iscrizioni, il pittore americano, attratto dalla cultura europea, ha suscitato una serie di figure che hanno ispirato la sua arte. Non vuoto a prima vista ma incredibile!
Tutto inizia con la preghiera. Su uno sfondo di vernice bianca torturata, le lettere incise nervosamente con aria di sfida: “Virgilio”, “Virgilio”! Cy Twombly rende omaggio a questo poeta latino attraverso questa serie di opere che, dall’apertura della mostra, hanno dato il tono. Mentre nel dopoguerra i suoi compatrioti si rivolgono a una modernità spesso svincolata dai modelli classici, il pittore americano, pur segnato dall’espressionismo astratto, si dedica alla cultura antica, richiamo rafforzato solo dal suo insediamento a Roma nel 1957.
Ci stiamo avvicinando. Spesso sovrapposte, le lettere vibrano, sembrano risuonare, riecheggiare l’una con l’altra… A volte sono parzialmente cancellate dalla pittura o, al contrario, inscritte nella materia stessa. Il bianco è il mio marmo , ha detto Cy Twombly. In effetti, il suddetto tormento bianco, se guardi da vicino, non è così bianco. Come il marmo, è rigato, venato e soprattutto uno straordinario vaso di luce. Lavorato sottilmente, rivela le tonalità ocra, blu e beige che conferiscono all’opera di Twombly una materialità che ricorda un vecchio muro fatiscente punteggiato di graffiti.
Sovversione dei segni
Twombly fa parte della tradizione ancestrale dei graffiti, un’espressione primitiva, spontanea, popolare, spesso irriverente che è arrivata qui, lungo il corso, a invocare e provocare l’alta cultura. Perché non è stato chiamato solo Virgilio, ma un intero gruppo di poeti e scrittori (da Montaigne Keats a Rilke) e alcuni dei più grandi nomi dell’arte moderna (Balla, Malevitch, Tatlin). Twombly ama cambiare codici, far scontrare mondi, giocare con segni e parole.
In una serie di collage risalenti al 1974, ha combinato tavole botaniche, disegni di bambini, cartoline kitsch, fogli di carta millimetrata e iscrizioni pseudo-matematiche, apparentemente per parodiare e sovvertire la pratica dell’arte concettuale allora molto popolare. Inoltre, le ripetute rappresentazioni di foglie di ficus nei pastelli evocano un genere femminile (“fica” in italiano si tradurrebbe cortesemente con “figa”) perché sì, l’opera di Cy Twombly è attraversata da riferimenti sessuali più o meno espliciti.
Spontaneità e vitalità
Con Twombly, la vita, la spontaneità, la passione e la spinta creativa hanno la precedenza sulla ragione. Il suo lavoro è infatti una costante dichiarazione d’amore per l’eccesso e il piacere. Una serie molto ampia di quattro formati abbaglia. I nomi scritti ci colpivano letteralmente in faccia. In maniera sfrenata, allo stesso tempo rassicurante, nervosa e fragile (difficilissima da realizzare… provate a casa!) Venere (dea dell’amore insomma), Apollo (dio delle arti e della bellezza) così come Pan, satiro, fedele compagno Dioniso (dio dell’ubriachezza e di tutti gli eccessi); segue logicamente una serie di “baccanali”, il cui tormentato movimento pittorico soffoca le riproduzioni di Poussin (grande rappresentante della pittura neoclassica la cui estetica è nettamente opposta).
Al termine di questo ricco percorso che riunisce le quasi 80 opere su carta prodotte da Twombly in altrettanti anni (1973-1977), la sua opera risuona come una casetta di straordinaria vitalità e si presenta oggi ai nostri occhi come una feconda alternativa al superficiale mondo asettico, dominato dalla sterile standardizzazione.
Cy Twombly, lavorando su carta (1973 – 1977) fino al 24 settembre al museo di Grenoble, 07/07/14
“Imprenditore. Comunicatore pluripremiato. Scrittore. Specialista di social media. Appassionato praticante di zombie.”