Mezza Italia da lunedì è entrata in zona rossa fino al 6 aprile. Cioè, fino a Pasqua passarono i cattolici. La decisione era necessaria a causa del continuo aumento dei casi e della diffusione del virus tra i bambini. Ieri i contagi sono stati 26.824. Praticamente sembra un paese di quattro mesi fa, in tutte le aree che verranno dichiarate zone rosse la didattica sarà svolta esclusivamente a distanza via computer.
La scommessa del governo di Mario Draghi è nelle prossime settimane, da un lato per limitare nuovi incidenti e dall’altro per poter finalmente avviare una campagna di vaccinazione di massa. Oggi vengono somministrati 170.000 vaccini al giorno. L’obiettivo, come ha affermato il presidente del Consiglio tecnocratico, è quello di poter raddoppiare immediatamente questo numero “vaccinando i cittadini in ogni luogo appropriato”. I criteri prioritari ora sono solo l’età e lo stato di salute e non lo status professionale.
Accordo per la produzione di vaccini in Italia
Anche la Lega Mateo Salvini, che fa parte del nuovo governo, non ha resistito a misure più dure nonostante le insistenti richieste di riapertura di tutti i negozi e le attività.
L’Italia, intanto, ha firmato nei prossimi mesi il primo accordo di produzione industriale contro un vaccino contro il coronavirus, che ha già ricevuto il via libera dalle autorità europee. Non è stato subito chiaro chi fosse.
Preoccupazione, infine, in Italia per tre cittadini deceduti poche ore dopo aver ricevuto il vaccino Astrazeneca. “Non abbiamo prove che la colpa sia del vaccino”, hanno insistito le autorità. In Sicilia, invece, è stata avviata l’inchiesta della Procura con 22 mandati di comparizione per scuse, e ci sono state diverse cancellazioni da parte dei cittadini, che hanno deciso di non vaccinare. Oggi, invece, vince la fiducia.
Theodoros Andreadis Siggelakis, Roma
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