tutto quello che devi sapere sulla responsabilità del rischio

Il 26 settembre 2019 la dicitura “Sito Seveso” è apparsa sulle prime pagine dei giornali: la fabbrica Lubrizol di Rouen, sito di Seveso per la produzione di additivi per lubrificanti, ha preso fuoco ed emetteva fumo sospetto. L’opinione pubblica sa che nel 2018 la Francia contava 1.312 impianti Seveso, di cui 703 a soglia alta. Cosa sono questi siti di Seveso? Quali sono le modalità per controllare i rischi?

Ambito della dieta Seveso

Origine 1976: incendio di Seveso in Italia

Il 10 luglio 1976, in Italia, in una cittadina chiamata Seveso, una nuvola di soda caustica e diossina uscì da una fabbrica chimica, inquinando residenti, animali, suolo, acqua, ecc. Dopo questo disastro, l’Unione Europea ha deciso di regolamentare in modo più severo gli impianti più pericolosi per poter controllare al meglio i rischi in caso di incidente. La direttiva “Seveso I” è stata adottata nel 1982, anno del disastro di Seveso. Ciò verrà rafforzato nel 1996 con la direttiva “Seveso II”, poi nel 2012 con l’attuazione della direttiva “Seveso III”, attualmente in vigore. La Direttiva Seveso III è stata modificata in Francia dalla legge n. 2013-619 del 16 luglio 2013, in vigore dal 1° giugno 2015.

Impianti associati: impianti che presentano grandi rischi tecnologici

In Francia, il controllo del rischio industriale si basa sul controllo degli impianti classificati per la protezione dell’ambiente (ICPE) contemplati dall’articolo L.511-1 e seguenti.

L’installazione più pericolosa

Pertanto, il cosiddetto regime Seveso prende di mira gli impianti più pericolosi, vale a dire quelli che necessitano di autorizzazioni “che contiene sostanze, preparati o miscele pericolose in quantità tali da provocare incidenti rilevanti”.

Cosa intendiamo per incidente grave “un evento quale un’emissione sostanziale, un incendio o un’esplosione derivante da una costruzione incontrollata verificatasi durante il funzionamento di un edificio disciplinato dalla presente direttiva, che provochi danni alla salute umana o all’ambiente, danni gravi, immediati o ritardati, all’interno o all’esterno dello stabilimento e coinvolge una o più sostanze pericolose”. Questi incidenti gravi hanno conseguenze con vari effetti: effetti termici, effetti di sovrappressione (esplosione), effetti di proiezione ed effetti tossici.

Gli impianti Seveso ad alta soglia e gli impianti Seveso a bassa soglia si differenziano in base alla quantità totale di materiali pericolosi presenti nel sito.

Leve per il controllo dei grandi rischi tecnologici

Esistono diversi modi possibili per limitare i grandi rischi tecnologici: riduzione del rischio alla fonte, controllo dell’urbanizzazione circostante, organizzazione delle risorse di emergenza e informazione pubblica.

In loco: condurre studi sui pericoli e piani operativi interni (POI)

Sul posto, gli operatori sono tenuti a condurre studi sui pericoli, che vengono aggiornati ogni cinque anni.

Questo documento identifica le fonti di rischio nell’impianto e presenta gli scenari di incidente che possono verificarsi nell’impianto, con una spiegazione dell’impatto dell’incidente, della sua cinetica e della probabilità che si verifichi. Successivamente, lo studio sui pericoli stabilisce le misure per ridurre la probabilità di incidenti e il loro impatto.

Inoltre, gli operatori del sito ad alta soglia di Seveso devono sviluppare un piano operativo interno (POI) prima di utilizzare il sito. Anche i siti con la soglia bassa di Seveso possono essere obbligati a creare POI se il prefetto li impone tramite ordinanza.

Il POI definisce le misure organizzative, le modalità di intervento e i mezzi necessari per tutelare il personale, la società e l’ambiente in caso di incidente.

Fuori sede: tutela ambientale attorno al sito di Seveso

Fuori dal sito, la riduzione del rischio sta nel controllo dell’urbanizzazione intorno al sito di Seveso. La gravità di un potenziale incidente dipende dall’intensità dell’impatto, unita alla vulnerabilità delle persone, delle cose e dell’ambiente. Dobbiamo quindi limitare la loro esposizione al pericolo spostando case o limitando la pianificazione urbanistica intorno al sito di Seveso.

Pertanto, una servitù può vietare la realizzazione di determinati tipi di costruzioni nelle vicinanze. Allo stesso modo, le sedi di Seveso potrebbero essere tenute a mantenere una certa distanza dalle abitazioni e da altre aree sensibili. Queste misure sono integrate dal rispetto del Piano di Prevenzione dei Rischi Tecnologici (PPRT), uno strumento creato dalla legge Bachelot del 2003 in seguito al disastro dell’AZF a Tolosa nel 2001, che ha istituito una zona di protezione attorno al sito di Seveso.

Allo stesso modo è prevista l’informazione sulla popolazione, con l’istituzione di una commissione di monitoraggio dei siti creata dal prefetto per ogni installazione che Seveso classifica come a soglia alta. Per gli impianti Seveso ad alta soglia, queste misure sono integrate dalla realizzazione di uno specifico Piano di intervento (PPI) che dettaglia le misure di informazione e protezione per i residenti, nonché misure che consentano l’allarme immediato delle autorità.

Riccarda Fallaci

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