ArcelorMittal chiuderà l’altoforno Ilva di Taranto

Una nuova febbre negli affari dell’Ilva. ArcelorMittal spegnerà gli altiforni nel suo sito siderurgico di Taranto, capoluogo della Puglia. Lucia Morselli, il nuovo direttore del colosso siderurgico, ha spiegato giovedì ai sindacati il ​​calendario delle chiusure. Questo annuncio getta un nuovo e grave velo sul futuro del sito transalpino, dato che il riavvio dell’altoforno richiede costi enormi.

A meno che non ci siano cambiamenti, tutto sarà finito entro la fine di gennaio. Il forno 2 interromperà l’attività il 13 dicembre, il forno 4 il 30 dicembre e il forno 1 il 15 gennaio. L’altoforno 5 è chiuso dal 2015, mentre l’altoforno 3 non è più operativo da diversi anni. Basato su quotidiano Il Sole 24 Ore, “È prevista anche la chiusura delle cokerie e delle centrali elettriche”. Si sono fermati, infine, i treni lamierati e una delle due linee urbane.

False promesse?

Questo annuncio ha confermato i peggiori timori del sindacato. “Tutto funziona alla minima velocità. Il prossimo passo è la chiusura”, ha denunciato alla stampa italiana uno dei dirigenti sindacali della Fim Cisl (centro), Biagio Prisciano.

ArcelorMittal ha assicurato al governatore della Puglia l’intenzione di gestire il sito almeno fino a maggio 2020, data in cui un tribunale italiano si pronuncerà sulla sua richiesta di annullare l’acquisto di Ilva. Il gruppo familiare si è impegnato a investire circa 2,4 miliardi di euro in cinque anni per aumentare la produttività e accelerare la decontaminazione del sito di Taranto, che supporta complessivamente più di 10.000 posti di lavoro.

700 milioni per riallacciarsi

Ma dopo la cancellazione il 4 novembre dell’impunità per possibili reati ambientali commessi prima del suo subentro, il colosso mondiale dell’acciaio ha annunciato l’intenzione di cancellare l’acquisto dello stabilimento Ilva, completato nel 2018. Il gruppo ha subito presentato una richiesta formale di recedere dall’incarico. il sito di Taranto – possibilità offerta nel contratto di vendita -, che ha provocato un terremoto politico in Italia.

ArcelorMittal “è in procinto di chiudere il sito di Taranto affinché nessuno se ne occupi. Per riavviare gli altiforni 1, 2 e 4 e ottenere il coke necessario servono 700 milioni di euro», ha protestato il segretario generale del sindacato metallurgico Uilm, Rocco Palombella. Secondo lui il colosso mondiale ha solo bisogno di chiudere gli altiforni e le linee di produzione per evitare che possano essere venduti. Secondo uno studio pubblicato dall’agenzia di rating S&P, i margini dei produttori europei di acciaio raggiungeranno quest’anno il livello più basso degli ultimi dieci anni.

Riccarda Fallaci

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