‘Codice’ italiano per salvare i migranti | Politica | DW

Secondo le nuove misure approvate dal governo di Roma, le Ong devono immediatamente notificare alle autorità italiane qualsiasi operazione di soccorso e dirigersi immediatamente verso l’approdo sicuro designato dal ministero dell’Interno italiano. Allo stesso tempo, il movimento di migranti e rifugiati da una nave di ONG all’altra è vietato, come spesso accadeva fino a poco tempo fa. Se le nuove regole non saranno rispettate, la sanzione sarà fino a 50.000 euro e l’armatore e l’armatore della nave saranno ritenuti solidalmente responsabili. In caso di violazione di questo nuovo “codice di condotta” nella prima fase, è previsto un sequestro provvisorio della nave nell’arco di due mesi e, se le varie Ong non si adeguano, un sequestro definitivo.

I commentatori italiani hanno affermato che inizialmente il segretario della Lega e ministro delle infrastrutture Matteo Salvini aveva chiesto l’adozione di misure più dure, ma Forza Italia di Berlusconi ha insistito affinché non si prendessero linee estreme.

MKO Sea Watch, intanto, ha commentato la decisione legislativa del governo Meloni sottolineando che “si tratta di un altro tentativo di criminalizzare le navi appartenenti alla società civile”. “Continueremo a rispettare il diritto internazionale, come abbiamo sempre fatto”, hanno affermato i membri. “Le leggi dei vari paesi non possono entrare in conflitto con quanto stabilito dalle convenzioni internazionali, questo è chiaro”, ha aggiunto SOS Méditerranée.

Meloni sui diritti

Il premier italiano Giorgia Meloni

Georgia Meloni, invece, è di ben altro parere e parlando ai giornalisti ha sottolineato: “Per l’immigrazione solleviamo alcune questioni fondamentali a livello europeo. Con le regole che ci troviamo d’accordo, chiediamo alle Ong di rispettare il diritto internazionale”. Secondo il Presidente del Consiglio italiano, “l’energia offre un’importante opportunità per adottare nuove politiche nei confronti dell’Africa”. “Prima del diritto di immigrare, c’è il diritto di vivere nel paese in cui siamo nati”, ha detto con carattere.

Riferendosi infine allo specifico “codice” approvato dal governo italiano, la stampa ha ricordato che solo il 16% dei disperati in mare quest’anno è arrivato in Italia su navi di organizzazioni non governative.

Theodoros Andreadis-Syngellakis, Roma

Alberta Trevisan

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