Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, guida i sondaggi per le prossime elezioni italiane
Si chiama Rosatellum, nata nel 2017 e in questa elezione sarà decisiva
Ciò sostiene il patto e aumenta la fragilità delle parti che si presentano
È un sistema misto e parte del cosiddetto “collegio uninominale” segnerà la maggioranza assoluta
L’Italia terrà nuove elezioni il 25 settembre. Dal 1946, anno di fondazione della Repubblica, il Paese ha visto 31 primi ministri e 67 governi con una media di poco più di un anno in ogni legislatura. Le tendenze politiche di questo paese transalpino confermato ancora una volta questo luglio, quando il governo di coalizione tecnica di Mario Draghi ha perso la fiducia dei suoi tre partiti fondamentali, Salvini Liga, Forza Italia Berlusconi e M5S Conte, portando il Paese a un nuovo appuntamento con i sondaggi di opinione questo autunno. È la prima volta nella storia che si svolge una campagna elettorale in estate. Niente affatto, in uno dei decenni di dibattito più caldi e caldi, al di là di questioni come l’immigrazione, la guerra in Ucraina e l’inflazione, anche le leggi elettorali da utilizzare per il voto hanno una presenza di rilievo. Segna come corrisponderanno i futuri voti di circa 50 milioni di elettori in Italia.
Da molti anni l’Italia lo sperimenta cinque diverse leggi elettorali che in realtà corrispondono solo a tre sistemi elettorali: puramente proporzionale, maggioritario con quote proporzionali, oppure proporzionale con premio di maggioranza. La legge elettorale che si voterà a settembre è nota come ‘Rosatellum’, nome preso dal presidente del gruppo parlamentare Pd alla Camera all’epoca della sua costituzione, Ettore Rosato. È stato approvato nel 2017 ed è stato utilizzato solo in un’altra occasione, nelle precedenti elezioni del 2018. Formano sistemi maggioritari misti (per il 36% dei seggi) e proporzionali (per il restante 64%). Funziona allo stesso modo per Camera e Senato. Furono così scelti 600 persone che saranno rappresentanti dall’Italia. Ciò significa sostanzialmente che una quota, proporzionata, sarà ripartita tra i partiti sulla base della percentuale che riceveranno a livello nazionale per la Camera e a livello locale per il Senato e, dall’altro, una maggioranza , verrà assegnato. in base a chi vince in un determinato college, dove il candidato che ottiene un voto in più vince il seggio. Così, grazie all’ultimo tassello di questo modello elettorale, si è conquistato trionfalmente un seggio in quello che l’Italia chiama un ‘collegio uninominale’, scelto in base alla densità della popolazione.
Proprio in questa differenza sta la chiave: a quote proporzionate ci sono 245 seggi alla Camera e 122 al Senato, per un totale di 367 su 600. Tale sistema è legato a liste a livello nazionale e regionale preventivamente determinate dalle parti. Ma quelli assegnati dal sistema maggioritario, anche se meno numerosi, sono molto rappresentativi. Sono 147 alla Camera e 74 al Senato, portando il totale a 221. Questo è ciò che fa sì che nei calcoli la vittoria vada a una coalizione piuttosto che all’altra. Quando si parla di coalizioni, si parla di due dominanti: il centrodestra Salvini, Meloni e Berlusconi e il centrosinistra guidato dal PD Enrico Letta con diversi patti possibili. Quindi, proprio per il modo di lavorare della maggior parte, quello che in Italia si chiama “collegio unipersonale”, che ha detto che la legge era “molto a favore dell’alleanza” e determina, allo stesso tempo, come si coniuga oggi la campagna elettorale. Più accordi pre-elettorali si ottengono, più forti saranno i partiti il 25 settembre.
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Come funziona la sezione “collegio unipersonale”?
Le scuole sono solo una parte del territorio italiano. Membro unico significa che solo un membro del parlamento è eletto in quel collegio. Ogni partito indipendente e ogni coalizione propone il proprio candidato per ogni collegio: se ottiene un voto in più del suo avversario, viene eletto a rappresentare quel collegio. Le alleanze forti sono leader perché se stanno insieme contro i candidati dissenzienti, vincono. Facciamo un esempio: immaginiamo che in un collegio uninominale il centrodestra, come previsto, presenti un candidato unico di Fratelli d’Italia, il partito di Giorgia Meloni, in testa al voto. D’altronde, sia Pd che M5S hanno presentato i propri candidati, non in coalizione. Anche se sommati hanno il 60%, presentandosi separatamente e con due candidati avranno il 30% e il 30% e, in concorso, il candidato Meloni avrà il 40%. Nonostante avesse meno voti di tutta la sinistra, vinse il sindacato di destra e il seggio sarebbe stato loro.
Roberto D’Alimonte, docente specializzato in Sistema politico italiano all’Università Luiss apprezza ‘Rosatellum’. “Questa legge elettorale sarà molto decisiva perché non c’è un ‘grande terzo polo’, come nel 2018 quando il M5S non era inserito nelle dinamiche di destra o di sinistra.. La quota di maggioranza sarà la componente più importante per raggiungere la maggioranza assoluta”, ha affermato. “Chiunque è il favorito nei sondaggi è attratto da una legislazione come questa, motivo per cui Giorgia Meloni e il resto del partito ne stanno attualmente beneficiando”, ha aggiunto. “Gli sforzi della sinistra sono su questa linea, più partiti si uniscono meglio è, più forte sarà la coalizione. Ma il problema è che i loro attuali programmi governativi si stanno scontrando ed è una strategia quasi impossibile”, ha spiegato. Il centrosinistra, infatti, sta cercando da giorni di salire a bordo ma non è facile in un sistema politico frammentato e pieno di piccoli partiti. Il minimo per entrare in Parlamento è del 3%, una percentuale bassa che favorisce l’ingresso di più potere politico nello scenario della costellazione dei partiti in Italia.
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