CONTROlì domenica 23 luglio a Roma, Giorgia Meloni ha ricevuto altri Paesi del Mediterraneo per una conferenza internazionale sui temi della migrazione. Il primo ministro italiano di destra vuole estendere l’accordo firmato tra Unione Europea e Tunisia continuare a limitare la presenza di persone provenienti dalla migrazione nelle terre del Vecchio Continente. Sono attesi leader regionali dell’UE e istituzioni finanziarie internazionali.
MIO La Meloni ha confermato la presenza del presidente tunisino Kais Saied, ei primi ministri di Malta, Robert Abela, e dell’Egitto, Moustafa al-Madbouly, hanno indicato che lo faranno. Tra gli ospiti anche i primi ministri di Algeria, Grecia, Giordania e Libano, oltre ai leader europei Charles Michel e Ursula von der Leyen.
Promessa della campagna
Durante la campagna legislativa del 2022 che l’ha portata al potere, Giorgia Meloni aveva promesso di “smettere di sbarcare” persone provenienti da un contesto migratorio in Italia. Da allora il suo governo ha messo il testimone nell’elica di una nave umanitaria, ma senza prosciugare le partenze.
E non è l’accordo con Tunisi che cambierà la situazione, insiste Federica Infantino, ricercatrice del Migration Policy Center dell’Istituto Universitario Europeo di Firenze. “Non possiamo immaginare la migrazione come l’acqua che esce da un rubinetto, che chiudiamo e apriamo secondo i gusti di certi politici”, osserva. Anche se gli obiettivi dichiarati non sono stati raggiunti, “è stata una questione simbolica potente” di politica interna agli occhi di Giorgia Meloni, nota Federica Infantino.
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Secondo Roma, circa 80.000 persone hanno attraversato il Mediterraneo e sono arrivate sulle coste della penisola dall’inizio dell’anno, rispetto alle 33.000 dell’anno scorso nello stesso periodo, per lo più dalla costa tunisina.
Di fronte a questa constatazione, il sig.IO La Meloni e la Commissione europea, con il sostegno di altri Stati membri dell’Ue, hanno intensificato il loro “dialogo” con la Tunisia, sostenendola davanti al Fondo monetario internazionale, che chiede riforme forzate in cambio della sua assistenza, e promettendo finanziamenti se il Paese cercherà di combattere l’emigrazione dal proprio territorio.
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La scorsa settimana Bruxelles e Roma hanno firmato un memorandum d’intesa con il presidente tunisino fornendo specificamente 105 milioni di euro in aiuti europei destinati a prevenire le partenze delle navi e combattere i contrabbandieri.
L’accordo prevede inoltre maggiori rimpatri per i tunisini nella situazione disordinata dell’Ue, nonché rimpatri dalla Tunisia verso i paesi di origine degli immigrati dall’Africa sub-sahariana.
“Questo partenariato con la Tunisia dovrebbe servire da modello per costruire nuove relazioni con i nostri vicini del Nord Africa”, ha dichiarato il sig.IO Meloni a Tunisi, accompagnato dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Un alto funzionario dell’UE che ha parlato in condizione di anonimato ha confermato che l’UE sta cercando di negoziare un partenariato simile con l’Egitto e il Marocco.
“Dobbiamo lavorare con i Paesi nordafricani, anche se per questo dobbiamo accettare che non sono democrazie perfette”, ha aggiunto un ambasciatore di stanza a Roma che ha chiesto di restare anonimo. “C’è unità nell’UE basata su questo principio”, ha detto ad AFP.
Ong contro la Meloni
Le ONG, invece, sono controvento. Sea-Watch si rammarica che “l’Unione europea ei suoi Stati membri continuino a rafforzare la loro politica di isolamento mortale”. “Il Mediterraneo non è solo un cimitero, è una scena del crimine”, ha detto l’organizzazione.
“L’Europa non ha imparato nulla dalla sua complicità negli atroci abusi commessi contro i migranti in Libia”, ha criticato Human Rights Watch. Continueranno a voler attraversare il Mediterraneo e quindi occorre trovare un’altra soluzione, argomentano gli europei.
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Per il ricercatore indipendente Yves Pascouau è positivo avere un “canale di confronto” tra l’Europa ei Paesi di partenza. Tuttavia è preoccupante constatare che, d’ora in poi, “la migrazione è considerata un problema anche dai Paesi del Sud”. E, fintanto che la politica migratoria resterà nelle mani dei ministri degli interni europei, questo problema sarà discusso solo dal punto di vista della sicurezza.
“Ciò che manca nelle relazioni tra l’UE ei paesi terzi è una visione a lungo termine”, ha lamentato. Secondo le Nazioni Unite, oltre 100.000 persone provenienti da un contesto migratorio sono arrivate in Europa nei primi sei mesi del 2023 via mare dalle coste del Nord Africa, della Turchia e del Libano. Il numero sarà più di 189.000 nel 2022.
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