Dibattito al Parlamento italiano su una decisione sulla nuova legge sull’immigrazione

Un portavoce parlamentare ha commentato, in un comunicato pubblicato dal quotidiano Il Sole 24 Ore, che mercoledì mattina inizieranno le udienze preliminari della legislatura, mentre entro fine giornata è prevista la votazione sugli emendamenti.

Tra i nodi, quello che ha generato più polemiche da parte dei partiti di opposizione, è la modifica per limitare le tutele speciali per i migranti.

Tale concetto si riferisce ai permessi di soggiorno attualmente rilasciati nei casi in cui la commissione territoriale non riconosca allo straniero richiedente asilo, né il suo status di rifugiato o protezione aggiuntiva, ma ritenga necessario per impedirne l’espulsione. attualmente.

Tali decisioni si applicano quando si teme che nello Stato in cui devono essere rimpatriati gli immigrati possano subire persecuzioni per motivi di razza, sesso, orientamento sessuale, identità di genere, lingua, nazionalità, religione, opinioni politiche, condizione personale , e circostanze sociali, con il rischio di torture o trattamenti inumani e degradanti.

Lo scorso anno, queste commissioni hanno emesso 59.000 decisioni, e il 19,0 per cento di esse ha riconosciuto la protezione speciale, con oltre 10.000 permessi, mentre quasi un quarto dei casi di protezione internazionale è stato riconosciuto e il 56,0 per cento di quelle richieste negato.

Al 2023, in questi organismi erano state adottate 19.000 decisioni e in un quinto dei casi è stato concesso il riconoscimento di protezione speciale, con circa 3.800 permessi, mentre nel 17,0 per cento di questi è stato concesso il riconoscimento di protezione speciale. Il 63,0% delle domande è stato respinto, ha aggiunto la fonte.

Il decreto approvato dal Consiglio dei ministri il 4 aprile prevede, oltre all’attuazione di un sistema volto a rendere più complicate le procedure di protezione speciale nel Paese, la spinta per nuovi accordi con i principali Paesi emittenti, come Tunisia e Libia.

Si intende mettere in atto meccanismi per facilitare e migliorare il rimpatrio verso questi due principali paesi di partenza e verso altri paesi, dove proviene la maggior parte degli immigrati, come Egitto, Costa d’Avorio, Burkina Faso, Siria, Camerun, Pakistan, Guinea, Bangladesh, Mali e Gambia. .

A questo proposito, il Governo italiano intende aprire almeno un Centro di detenzione per il rimpatrio in ciascuna delle 21 regioni del Paese, poiché attualmente ne esistono solo nove, uno a Roma, due in Sicilia e in Puglia, e uno in Basilicata, Piemonte , Sardegna e Friuli-Venezia Giulia.

ode/ort

Emiliano Brichese

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