È morto all’età di 90 anni lo scrittore e drammaturgo italiano Dario Fo, premio Nobel per la letteratura nel 1997.
Lo ha riferito giovedì il governo italiano, lo stesso giorno in cui è stato annunciato il Premio Nobel per la Letteratura 2016.
Giornale italiano Corriere della Sera ha confermato che lo scrittore è morto dopo aver sofferto di una serie di problemi polmonari che lo hanno lasciato ricoverato in ospedale a Milano, nel nord del Paese, pochi giorni fa.
Autore di opere come “Gli Arcangeli non giocano con i delfini”, “Coppie aperte”, “Morte accidentale di un anarchico” e “Anomalia a due teste”, Fo è noto per la sua vicinanza all’ideologia di sinistraqualcosa che si riflette in alcune delle sue opere letterarie.
Ha infatti dedicato il suo Premio Nobel a “tutte quelle persone che nel corso della storia umana si sono dedicate al teatro e al far ridere nonostante ogni pressione politica”.
E in due occasioni, nel 2000 e nel 2005, annunciò di volersi candidare a sindaco di Milano, cosa che poi non fece mai.
Negli ultimi anni ha mostrato sostegno pubblico al Movimento Cinque Stelle del comico Beppe Grillo.
“La cosa giusta”
All’età di 90 anni Fo continua a pensare, lavorare, creare ogni giorno, circondato da giovani artisti, nel suo studio di Milano, e le sue opere non smettono mai di vendere.
“In un momento in cui libri, romanzi e letteratura attraversano una grave crisi, perché i miei libri, che raccontano cose terribili, continuano a vendere con successo?” lo ha chiesto durante un’intervista alla rete Ser, una stazione radio. Spagna, lo scorso maggio.
“Perché dico la verità“, è stato risposto.
‘Era anche un personaggio pubblico nei media e le sue interviste riguardavano la politica e la letteratura.
Con la sua opera “L’anomalia delle due teste”, del 2003, lo scrittore lombardo ha fatto satira sull’allora primo ministro italiano Silvio Berlusconi, e quando il quotidiano spagnolo Paese Interrogato lo scorso marzo sulla situazione nel Paese dopo la caduta del politico, ha risposto che “tutto resta uguale”.
“Tutto è un gioco. Gioco di finta democrazia (…). Oggi l’Italia è diventata una specie di polenta, tutto è mescolato, non c’è punto di partenza né punto di arrivo, nessuna dignità, la banca è dio, banca-dio.”
Tuttavia, non solo ha riflettuto sulla situazione del suo paese, ma ha anche messo in luce la politica mondiale del suo tempo.
Pertanto, ha scritto anche sull’America Latina. Nel 1973, dopo l’assassinio del presidente cileno Salvador Allende, pubblicò “La guerra popolare in Cile”sul colpo di stato di Augusto Pinochet.
Le sue opinioni radicali furono bandite per anni dalla televisione italiana e per due volte gli fu vietato l’ingresso negli Stati Uniti.
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