È possibile la secessione dalla Corea del Nord?

Il 22 ottobre 2017 gli elettori di Lombardia e Veneto si sono espressi in un referendum a favore del rafforzamento dell’autonomia regionale: l’obiettivo del voto era quello di dare ai loro leader il mandato di negoziare con il governo centrale per quanto riguarda l’erogazione di nuove competenze, nonché riducendo il trasferimento delle tasse a Roma.

Le rivendicazioni venete e lombarde si fondavano sull’esistenza di uno statuto speciale di cui godevano 5 delle 20 regioni italiane (Sicilia, Sardegna, Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia) e che garantiva una forte autonomia finanziaria. Veneto e Lombardia sono controllati dalla Lega Nord (LN), movimento nato nel 1991 con l’obiettivo della secessione del Nord Italia, ribattezzato “Padania”. Una regione dai contorni poco chiari, unirebbe la regione del bacino del Po, Toscana, Marche e Umbria. Sebbene l’indipendenza rimanesse la loro ambizione primaria, all’inizio degli anni 2000 il partito si ritirò verso un obiettivo più limitato, vale a dire il federalismo, per ampliare la propria base elettorale.

Il progetto si basava principalmente su considerazioni socioeconomiche: il Nord Italia avrebbe ritardato il suo sviluppo a causa della ridistribuzione fiscale concordata per il Sud Italia, nonché di uno Stato centrale inefficace. Il Paese è ancora caratterizzato dalle disparità economiche ereditate dall’unificazione della penisola: Veneto e Lombardia da soli rappresentano il 31% del Pil italiano (nel 2016) e il Pil pro capite è di 32.500 euro, contro i 17.700 euro delle sei regioni meridionali. Una Padania indipendente sarebbe il tredicesimo Paese più ricco del mondo.

Solo poche voci mettono in dubbio il rafforzamento dell’autonomia. Le ambizioni del Veneto e dei Lombardi sono sostenute da Forza Italia, il partito di Silvio Berlusconi, che cerca alleati per le elezioni 2018, così come dal Movimento 5 Stelle Se il Pd non dà istruzioni per il voto a livello nazionale, chiede autonomia sarà portato avanti dalle principali leadership regionali. Solo il Partito Comunista e il gruppo nazionalista Fratelli d’Italia si opposero. Nella comunità economica, il progetto ha generalmente ricevuto sostegno.
Ma il movimento regionalista fu minato dalle lotte di potere interne. Diventato presidente della LN nel 2013, Matteo Salvini ha ammorbidito il discorso regionalista del partito per espandere la sua affluenza alle urne al sud e al centro del paese, cosa che ha fatto arrabbiare alcuni funzionari eletti nel nord, in particolare il presidente del Veneto, Luca Zaia (dal 2010). Inoltre la LN compete con altre forze autonome, come l’Unione progressista valdostana o il Partito popolare altoatesino, che guidano rispettivamente la Valle d’Aosta e il Trentino Alto Adige.

La differenza nella partecipazione al referendum, con il 38% dei lombardi e il 58% dei veneti che si sono trasferiti, riflette la mancanza di unità della regione padana. Se in Veneto è forte la coscienza regionale, sostenuta dal ricordo della Serenissima e dal dialetto parlato da oltre 3,5 milioni di parlanti, non è così in Lombardia. A differenza della Scozia o della Catalogna, non esiste un’identità dell’Italia settentrionale, nonostante i tentativi della LN di crearne una.

Cartografia di Dario Ingiusto

Per andare oltre…

Articoli pubblicati su riviste Karto n°45, “Penisola Arabica: Spazio sotto tensione”Gennaio-febbraio 2018.

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