Il radar in Italia salverà solo vite umane, non riempirà le casse cittadine, ha deciso Salvini

«Radar salvavita, eh. Ma il radar, che è solo una nuova tassa sugli esseri umani, non sarà più possibile”, ha sottolineato il ministro dei Trasporti Matteo Salvini, affermando che “la giungla e l’anarchia” non potevano essere tollerate, quando i rilevatori sono comparsi quasi ovunque.

“Dobbiamo mettere le cose in ordine perché l’Italia da sola non può avere il dieci per cento di tutti gli autovelox del mondo”, ha detto Salvini in merito alla decisione emessa martedì dal suo ufficio.

Il documento impone che i cartelli che annuncino la presenza del radar siano posizionati ad almeno un chilometro davanti a tali dispositivi sulle strade fuori dal comune. Per le strade di trasporto urbane si applica un minimo di 200 metri e per le altre strade un minimo di 75 metri.

A seconda del tipo di strada e di edificio valgono anche le distanze minime tra i radar. Questo per evitare che si accalchino in determinati spazi.

L’odiato radar di velocità verrà interrotto dopo 19 anni

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Una delle disposizioni principali è che non sarà più possibile installare rilevatori su strade dove il limite di velocità è troppo basso. Nei comuni, ciò si applicherà alle aree in cui il numero di permessi è inferiore a cinquanta.

Per le strade extraurbane, dove solitamente sono consentiti più di 50 km/h, entrerà in vigore la normativa secondo la quale i rilevatori potranno essere installati solo se il limite di velocità imposto dal cartello è massimo di 20 km/h. inferiori ai limiti generalmente applicati a determinati tipi di strade.

“Non esiste alcun radar nelle città dove la velocità è inferiore a 50 chilometri orari. Dalle parole ai fatti. Prevale il buon senso!”. Salvini si è fatto ascoltare.

Le nuove regole entreranno in vigore immediatamente, secondo l’agenzia ANSA si verifica un certo periodo di transizione. I municipi hanno dodici mesi per allineare le loro “reti radar” alle nuove normative.

Lo scorso anno gli automobilisti sulle strade italiane hanno pagato più di 1,5 miliardi di euro (37 miliardi di corone) di multe, ovvero il 6,4% in più rispetto al 2022 e quasi un quarto in più rispetto all’ultimo anno prima della pandemia, vale a dire il 2019.

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Michela Eneide

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