Il 22 giugno 1976 Kathimerini annunciò i primi risultati delle elezioni politiche italiane in 20 anni.S Giugno. “Con percentuali sempre diverse in testa ora alla Democrazia Cristiana e talvolta al Partito Comunista, continua in Italia il conteggio di circa 41 milioni di voti. Secondo l’ultimo telegramma, la Democrazia Cristiana e il Partito Comunista sembrano essere in una lotta serrata per primo posto. Così, in 10.617 divisioni elettorali, per un totale di 73.178 e circa 4.500.000 voti, i democristiani sono in testa con il 38% dei comunisti, che hanno raccolto il 36%”, ha scritto sulla prima pagina di 22permettere Giugno.
Il risultato finale non contraddice l’immagine sopra. Nelle elezioni, la Democrazia Cristiana è emersa per prima, ricevendo il 38,71% dei voti ed eleggendo 262 deputati. Molto vicino alla percentuale del primo partito è stato il Partito Comunista Italiano, che ha raccolto il 34,37% dei voti ed eletto 228 deputati. Le ragioni dell’ascesa del Partito Comunista (7% rispetto alle elezioni del 1972) sono legate al deterioramento della situazione economica in Italia, all’aumento della disoccupazione e alla svalutazione della moneta nazionale, la lira. Allo stesso tempo, il Paese è messo alla prova da attacchi di gruppi terroristici, in particolare da parte delle Brigate Rosse.
Temendo l’ascesa dell’estrema destra in politica, il leader del Partito Comunista Enrico Berlinguer ha cercato un “compromesso storico” con i partiti Democratico e Cristiano Socialista, credendo che questa alleanza avrebbe portato il Paese fuori dallo stallo politico, permettendogli di ricominciare da capo. Il programma dei dirigenti comunisti italiani era più vicino alle idee dell’eurocomunismo che a quelle della socialdemocrazia. Dopo le elezioni del giugno 1976, Berlinguer rifiutò l’idea di formare un governo prettamente di sinistra, temendo un contrattacco dell’estrema destra italiana, ma anche motivato dalla volontà di non inimicarsi gli Stati Uniti.
Il desiderio concertato dei due grandi vincitori delle elezioni di giugno di raggiungere un compromesso storico ha dato i suoi frutti. Il 30 luglio si formò un governo guidato da Giulio Andreotti, composto dalla Democrazia Cristiana, ma basato sul sostegno comunista.
I risultati elettorali hanno lasciato soddisfatti Washington e Mosca. Come scriveva il “Daily” il 23 giugno: “A Washington, il presidente Ford si è detto completamente soddisfatto del risultato. Secondo un portavoce del sig. Nessen, il sig. Ford ha detto che i partiti non comunisti e non fascisti avevano ottenne la maggioranza e, in tal modo, si conservò la possibilità di continuare a operare in Italia in un governo democratico. vittoria.
La collaborazione delle due parti fu di breve durata. Nelle elezioni del 1979, il Partito Democratico Cristiano ha sostenuto una coalizione con repubblicani e socialisti. L’instabilità di governo rimane un segno distintivo della politica italiana.
Editor di colonne: Myrto Katsigera, Vassilis Minakakis, Antigone-Despina Poimenidou, Athanasios Syroplakis
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