Le tensioni Parigi-Berlino oscurano il vertice Ue – EURACTIV.com

La disputa franco-tedesca sul ruolo del nucleare nella lotta al cambiamento climatico e il divieto dei motori termici entro il 2035 ha messo in ombra i vertici dei capi di Stato e di governo dell’Unione europea di giovedì e venerdì.

I leader dei Ventisette, che arriveranno a Bruxelles dalle 10:30 di giovedì (23 marzo), discuteranno dell’Ucraina e dei modi per rafforzare la competitività economica dell’Europa, secondo l’agenda ufficiale.

Ma i recenti conflitti sui settori automobilistico e nucleare non hanno mancato di invitarsi nel dibattito, secondo i diplomatici.

Venerdì mattina è previsto un incontro bilaterale franco-tedesco, poiché i rapporti tra le due potenze europee sono tesi da mesi. Il contesto è difficile per il presidente francese Emmanuel Macron, che ha affrontato violente manifestazioni in Francia per le riforme delle pensioni. Ma anche per il cancelliere tedesco Olaf Scholz, in difficoltà nei sondaggi e invischiato nelle divisioni della sua coalizione.

Parigi e Berlino si sono scontrate la scorsa settimana sul nucleare su una proposta di regolamento della Commissione europea sulla politica industriale.

La Francia e una dozzina di altri paesi che fanno affidamento su questa tecnologia vogliono ottenere il riconoscimento atomico essendo sostenuti per decarbonizzare l’economia, contro il parere della Germania e di una manciata di nazioni anti-nucleari.

Infine, Parigi viene citata con armi nucleari, strappando una vittoria simbolica. In pratica, però, il settore difficilmente beneficia dei vantaggi previsti dal testo, come l’accelerazione delle procedure di autorizzazione dei progetti o agevolazioni finanziarie a vantaggio delle energie rinnovabili.

Incombe già la battaglia per la riscrittura del testo in seno al Consiglio che riunisce i 27 Stati membri e al Parlamento europeo.

Berlino ha maltrattato i suoi partner

Altro pomo della discordia: le automobili. La Germania ha sorpreso i suoi partner all’inizio di marzo bloccando il testo chiave del piano climatico dell’UE sulle emissioni di CO2 delle auto che aveva approvato.

Questo testo, che introdurrà di fatto motori 100% elettrici per i nuovi veicoli a partire dal 2035, è stato oggetto di accordo in ottobre tra gli Stati membri e i negoziatori del Parlamento europeo, ed è stato formalmente approvato a metà febbraio da una riunione di eurodeputati in plenaria.

Per giustificare il suo voltafaccia, estremamente raro in questa fase della procedura, la Germania chiede alla Commissione europea di presentare una proposta che apra la strada ai veicoli alimentati a carburanti sintetici.

Questa tecnologia, ancora in fase di sviluppo, consiste nel produrre combustibile dalla CO2 proveniente da attività industriali utilizzando elettricità a basse emissioni di carbonio. Appositamente curato da produttori tedeschi e italiani di fascia alta, consentirà di estendere l’uso dei motori termici oltre il 2035.

L’esecutivo europeo sta discutendo in modo complesso con Berlino per trovare una via d’uscita da questa crisi. L’idea è che definisca, in un testo separato, come l’UE potrà dare il via libera ai carburanti sintetici in futuro, senza mettere in discussione i suoi obiettivi di riduzione di CO2.

Questa tecnologia è fortemente osteggiata dalle ONG ambientali, che la considerano costosa, energivora e inquinante.

Il blocco della Germania è una mossa dei liberali FDP che cercano di affrontare la tarda impopolarità delle auto a benzina e diesel.

Alcuni funzionari temono di mettere in discussione le procedure dell’UE che potrebbero minare molti altri testi, in particolare il piano climatico europeo, se altri paesi seguissero questo esempio.

“È un tema interno alla politica tedesca che ha raggiunto l’Europa”piaga di un diplomatico europeo. “Non è bello intervenire di nuovo in un dibattito quando il Parlamento e gli Stati membri hanno raggiunto un accordo. Non possiamo gestire il nostro negozio in questo modo. »

Il ministro dei trasporti francese Clément Beaune era dispiaciuto “a forma di fionda” da Berlino.

“Non vogliamo riaprire il testo. Non vogliamo nemmeno tornare al 2035″.spieghiamo all’Eliseo.

Riccarda Fallaci

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