La storia gioca uno strano gioco. Guarda l’Italia. Esattamente cento anni dopo la famosa “Marcia su Roma” di Mussolini, un giovane partito con radici fasciste del dopoguerra, chiamato Fratelli d’Italia, sembra destinato a vincere le elezioni italiane del 25 settembre. Poi è quasi certo che i Fratelli formeranno un governo anche con il partito di estrema destra di Matteo Salvini e Silvio Berlusconi. Certo, l’Italia non diventerebbe improvvisamente fascista. Ma continuerà a languire in condizioni di instabilità politica, guardando al suo futuro politico con grande incertezza e poco ottimismo.
La criminalità in Italia è iniziata nel 1993, l’anno in cui il partito e il sistema politico del dopoguerra sono crollati in un clima di decadenza politica. Nei decenni successivi, l’Italia ha sperimentato quattro modelli di politica – populismo, democrazia referendaria, euroscetticismo e tecnocrazia – ma nessuno di essi è riuscito a scuoterla dal suo pantano politico ed economico.
Il primo primo esperimento è il populismo. Nel gennaio 1994, il magnate degli affari Berlusconi fondò il partito Forza Italia con cui vinse le elezioni di quell’anno e la sua prima presidenza. Seguirono altri tre primi ministri, ai quali l’Italia ebbe la sfortuna di assistere, nonostante la vita umiliante del suo leader, il rapido declino delle sue istituzioni e la perdita piuttosto lenta del suo prestigio internazionale. La carriera politica di Berlusconi sembrava destinata a concludersi nel 2012, quando fu condannato al carcere per evasione fiscale, ma il trentenne è riuscito a sopravvivere, continuando a svolgere un ruolo politico importante fino ad oggi.
Il secondo esperimento è iniziato nel 2009 con l’apparizione sulla scena politica del comico Bepe Grillo. Ha fondato uno dei partiti più strani d’Europa, il Movimento Cinque Stelle, che – senza una chiara designazione ideologica di sinistra o di destra – mira a stabilire una sorta di democrazia referendaria diretta attraverso decisioni prese online. Alle elezioni nazionali del 2013 un italiano su quattro ha votato per il partito di Grillo, portandolo al secondo posto, mentre alle elezioni del 2018 i Cinque Stelle sono arrivati primi con il 31% dei voti. Secondo i sondaggi, alle prossime elezioni la loro affluenza potrebbe essere anche a una cifra.
La criminalità nel Paese è iniziata nel 1993, anno in cui il partito e il sistema politico del dopoguerra sono crollati in un clima di decadenza politica.
Un terzo esperimento è stato tentato dalla Lega Nord, un partito originariamente sviluppatosi nel ricco nord Italia. Dopo il 2013, Salvini, appena subentrato alla guida del partito minore, ha deciso di virare verso l’euroscetticismo e l’anti-immigrazione, pur coltivando rapporti molto amichevoli con Putin. Ben presto, la Lega ha guadagnato popolarità anche nel sud, con il risultato che le elezioni del 2018 sono balzate al terzo posto (e al primo posto nelle elezioni europee del 2019). La Lega antieuropeista è stata poi invitata a entrare nella coalizione di governo, ma non è durata perché nell’estate del 2019 l’opportunista Salvini ha ritirato il suo appoggio e il governo è crollato.
Il quarto esperimento, anche se non esclusivamente di ispirazione italiana, sono i quattro governi tecnocratici che l’Italia ha avuto negli ultimi decenni. Il primo fu il governo di Carlo Agelio Ciambi, ex governatore della Banca d’Italia, insediatosi nel 1993 tra crisi finanziaria e scandali di corruzione. Seguì nel 1995 l’amministrazione di Alberto Dini, economista ed ex direttore esecutivo del FMI. Nel 2011, sempre nel bel mezzo di una crisi, l’ex commissario europeo Mario Modi è stato chiamato ad attuare misure di austerità. E nel 2021, Mario Draghi, ex presidente della Banca centrale europea, prova a salvare l’Italia da una crisi causata dai partiti.
Nelle prossime elezioni, l’Italia sembra destinata a provare il suo quinto esperimento politico consecutivo, questa volta mettendo alla prova il nazionalismo ultraconservatore. La presidente di Brothers Italia, Giorgia Meloni, è stata una politica di destra e ferocemente conservatrice – soprattutto in materia di valori familiari e sociali –, nemica dell’immigrazione e foriera del nuovo nazionalismo italiano. Tuttavia, ha condannato l’invasione russa e ha promesso di inviare materiale bellico in Ucraina se fosse salito al potere. Pur essendo sostenitore dell’Unione Europea (se non altro per le risorse del Recovery Fund messe a disposizione dell’Italia dal governo Draghi), sostiene l’idea di una “nuova” Europa che sarebbe una confederazione sciolta di nazioni, non un’unica entità sovranazionale.
L’Italia contemporanea è un grande laboratorio politico se vogliamo capire cosa succede quando il modello di democrazia liberale del dopoguerra raggiunge un punto morto. La ricca esperienza italiana è preziosa per tutta l’Europa. Ma è ancora più prezioso per noi qui in Grecia.
* Mr. Takis S. Pappas è un politologo, scrittore e ricercatore ELIAMEP.
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