Qatargate: Kaili fa appello alle organizzazioni internazionali denunciando torture – Politica

Eva Kaili si prepara a fare appello alle organizzazioni internazionali, lamentando le torture che sostiene di aver subito per mano della polizia belga.

“Non importa quante torture mi abbiano sottoposto, non ammetterò qualcosa che non ho fatto”, è stata la prima dichiarazione di Eva Kaili mentre stava per continuare, come ha detto a MEGA, lottando per rendere orgogliosa sua figlia. “Mio figlio, mi ha dato la forza di lottare per la mia innocenza, voglio che sia orgoglioso di me quando crescerà”.


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Infatti, come affermato nel rapporto Star, Michalis Dimitrakopoulos e Andre Rizopoulos hanno fatto un ulteriore passo avanti e dopo essersi consultati con l’eurodeputato accusato denunceranno l’abuso al procuratore generale di Bruxelles e alle organizzazioni internazionali.


Media internazionali sulla tortura di Eva Kaili

La tortura di cui si lamenta Eva Kaili è la seguente: Alienazione, freddo, condizioni che la privano del sonno e rifiuto di fare il bagno quando sanguina. E stanno già viaggiando su Internet in tutta Europa.

“Hanno trattato la donna come nel Medioevo, al freddo e senza possibilità di lavarsi, e lei ha visto la figlia di 23 mesi solo due volte in sei settimane di detenzione”, hanno riferito i media italiani, riferendosi alla dichiarazione di Dimitrakopoulos. che “è stato sottoposto a tortura la scorsa settimana mentre era detenuto per 16 ore dalla polizia federale”.

Per i belgi, torturare un prigioniero è un crimine molto grave. “Comporta una condanna da 20 a 30 anni di carcere, quindi la signora Kaili può intentare una causa contro la polizia belga e chiederne la condanna. Può rivolgersi a organismi nazionali e internazionali dopo aver consumato droghe interne”, ha affermato Alexis Anagnostakis, un membro del Consiglio Europeo dei Criminologi.
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Alberta Trevisan

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