Quello che abbiamo imparato dalle trattative precedenti

Cosa hanno lasciato il meeting internazionale 2017-2018 e il ciclo 2019? Cosa farà la differenza rispetto a quanto annunciato in Messico 2022?

Primo: il Venezuela ha subito importanti cambiamenti. Le parti negoziali hanno riconosciuto una nuova esigenza. E gli scenari in cui la correlazione delle forze e il modo in cui si muovono i negoziati sono diversi. Paradossalmente, oggi c’è una visione condivisa. Impone un paradigma di “normalizzazione istituzionale”. Tanto che il 13 agosto è stato firmato un protocollo d’intesa come testimone. Obiettivo: elezioni eque e competitive, come metodo democratico di distribuzione del potere. Ovviamente, questa esigenza è intesa da ciascuna parte in modo diverso. Opposizione: elezioni con garanzie istituzionali e politiche di partecipazione e rispetto dei risultati.

Governo: ottiene le elezioni e può completare l’amministrazione del suo governo nonostante le restrizioni e le sanzioni. Presumibilmente, la causa della cattiva gestione e dell’impopolarità. Questo paradigma, a mio avviso, fissa i confini della zona di possibili accordi negoziati.
Segna i requisiti minimi e massimi per ogni parte. L’accordo è stato fatto lì. E migliorare i risultati di ogni attore. Quale circoscrizione sostiene i nuovi negoziati?: Andrés Manuel López Obrador conferma che il Messico ospiterà il dialogo proposto dalla Norvegia. Inoltre, Russia e Paesi Bassi fungeranno da “accompagnamento”. Lo sostengono ONU, Turchia, Cina, Russia, CELAC. È importante sottolineare che la Norvegia garantisce regole chiare, un’agenda di base e il rispetto della riservatezza del processo. Questo sarà l’unico modo per spezzare i sintomi del distacco subito dalla popolazione a causa della politica e dei politici. Vittime che hanno colpito entrambe le parti.

Tutto sarebbe meglio se evitassero di contrattare. Il fortunato è il numero zero: “Io vinco, tu perdi”. E passa alle opzioni di trading congiunte per determinare gli scenari futuri. Da non dimenticare la critica del professor Bartlet -Usip-, che analizza gli elementi strutturali che supportano o ostacolano tutte le esperienze negoziali finora registrate. Ha concluso: nessuno di loro ha negoziato. Stanno solo contrattando. Impariamo da Daniel Vare, diplomatico italiano: “La negoziazione è l’arte di lasciare che l’altro la faccia franca”.

Negoziamo i nostri bisogni e diamo loro la gerarchia necessaria, ma attenzione, come dice don Chisciotte, capitolo XXIII “i bisogni sono opportunità per usare ciò che non dovrebbero”.

Emiliano Brichese

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