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Il governo di Roma profondamente conservatore sta tracciando una nuova direzione rispetto a Bruxelles. ● Venerdì, il presidente del Consiglio italiano ha appoggiato il Patto di migrazione, mentre si è detto disposto a eleggere Ursula von der Leyen per un secondo mandato in Commissione.
Si tratta di una tendenza comprovata da tempo, ma ora è arrivata un’altra importante indicazione. Quei grandi momenti di dubbio nei confronti di “mamma stanca e UE” sembravano essere andati per sempre. Le elezioni europee del 2024 si stanno avvicinando velocemente e la maggioranza profondamente conservatrice che compone il governo italiano sta facendo la sua “indovina” e sta pensando a quale posizione è meglio prendere.
Nel giro di quarantotto ore sono state date risposte interessanti all’argomento. Il premier italiano Giorgia Meloni, al vertice europeo che si è concluso venerdì, da un lato ha confermato il suo sostegno al Patto sulle migrazioni e dall’altro ha cercato – senza successo – di mediare con Orbán e Morawiecki e piegare le loro obiezioni.
L’attuale presidente di Fratelli d’Italia non è in conflitto diretto con i vecchi alleati Budapest e Varsavia, ma vuole anche superare ogni divergenza con il francese Emmanuel Macron. Perché sa benissimo che il sostegno di Parigi è assolutamente necessario per evitare l'”esplosione” tunisina, con decine (se non centinaia) di migliaia di migranti diretti in Italia con la speranza di una vita dignitosa.
Del resto la stampa italiana aveva scritto da tempo che la “svolta” della Meloni era nettamente più sostanziale: che avrebbe cambiato idea e avrebbe sostenuto, l’anno prossimo, la rielezione di Ursula von der Leyen a presidente della Commissione europea. . Il capo del governo romano ha voluto lanciare un messaggio chiaro. Come non intendere creare scompiglio a Bruxelles, a patto, ovviamente, che le istituzioni europee dimostrino un più generale spirito di collaborazione.
A cominciare da una richiesta italiana di parziale modifica del Recovery and Resilience Plan, ma anche da un più rapido e agevole rilascio delle relative risorse. Perché, secondo quanto riportato dalla stampa, il ministro per gli Affari europei, Raffaele Fito, si sarebbe recentemente lamentato con lo stesso Meloni che mentre con Mario Draghi le varie tranche del Piano venivano approvate con molta facilità, dopo il cambio di governo Bruxelles è diventata molto più formale e circostanziata . in relazione all’intero processo.
Importante conferma del “nuovo corso” del governo romano è stata l’affermazione di ieri del ministro delle Infrastrutture e segretario della Lega, Matteo Salvini, sul Corriere della Sera sulla futura governance delle istituzioni europee. “Voglio la partecipazione di tutto il centrodestra, unito, senza i socialisti. La sfida è evitare a tutti i costi che la sinistra resti al governo europeo, dopo tutti i crolli e gli scandali”, ha detto Salvini.
Ha anche affermato che tutti i partiti di maggioranza al governo in Italia “hanno lo stesso obiettivo, a cominciare da Fratelli Italia e Forza Italia”. Il leader della Lega, insomma, pur non rinunciando alla sua appartenenza politica alla Le Pen, invita tutte le forze conservatrici a unirsi per sbarrare la strada al socialismo e alla sinistra in generale.
Resta da vedere come reagiranno gli elettori della fazione conservatrice italiana, in particolare Lega e Fratelli italiani. Perché fino alle elezioni dello scorso autunno, Meloni e Salvini, tra l’altro, si sono opposti alle direttive europee per i piccoli venditori, per i permessi sullo sfruttamento organizzato della costa, mentre era ancora “aperta” la questione della ratifica da parte dell’Italia dal Meccanismo europeo di stabilità. I leader del partito possono cambiare tattica, ma la base e tutti i loro ranghi li seguiranno?
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