In italiano questo piatto si chiama aria fritta ed è una vera delizia per gli occhi. Secondo lo chef, la frittura ad aria dovrebbe catturare l’essenza dello stare all’aria aperta. La prelibatezza è composta da gusci di tapioca che vengono prima bolliti fino a diventare un impasto, quindi cotti al forno e fritti. Grazie a questo, ottengono una crosta croccante. “La pallina viene poi riempita di ozono a basso livello e immediatamente servita su una massa di zucchero filato, cosparsa di sale blu di Persia”, spiega lo chef del ristorante Nicola Dinato.

Si suppone che il sale blu e le nuvole creino l’illusione del paradiso. “L’obiettivo di questo piatto è ricordarvi il profumo dell’aria fresca”, aggiunge lo chef. Si dice che l’intero processo non solo conferisca un aroma particolare al cibo, ma faccia anche sentire gli ospiti come se fossero ad alta quota, circondati dalla neve e dall’aria più fresca per cui il Nord Italia è famoso.

Se vi state chiedendo quanto costa una prelibatezza così modaiola, sappiate che il ristorante la serve gratuitamente come cortesia verso l’azienda. E questa è una vera sorpresa per gli ospiti.

Il direttore del ristorante, Leonardo Romanello, sostiene che la frittura ad aria è una sorta di metafora dei tempi vuoti di oggi. “Aria fritta è l’equivalente dell’espressione inglese ‘full of hot air’, usata quando qualcuno parla molto senza dire nulla di significativo. Che chiacchierata. Volevamo lanciare un messaggio ai nostri clienti, trasformare questa espressione in qualcosa di gastronomico”, racconta Romanello.

Mentre mangiano, gli ospiti dovrebbero riflettere sui veri valori. L’aria fritta potrebbe invogliarli a mangiare cibo vero. “Viviamo in un’epoca in cui i valori importanti vengono sostituiti da contenuti frivoli e superficiali, privi di reale significato”, ha concluso il manager.