La vita politica è piena di paradossi. Diciamo che l’uomo che, sotto il nome di Elia, unì il gruppo più frammentato del centrosinistra del pianeta, cioè quello italiano, non era un politico con carisma e caratteristiche di leadership, ma un professore incolore: Romano Prodi. In precedenza, i socialisti italiani avevano sperimentato una crudele pasokizzazione fino alla definitiva estinzione. Nel frattempo, gli eredi dell’eurocomunismo rifiutano di andare controcorrente rispetto all’evoluzione in nome dell’ideologia messianica. Si sono sciolti con le lacrime agli occhi, ma con calma e onestà.
Il fatto che la Storia si ripeta come tragedia o farsa significa che la Storia non viene imitata. I socialisti francesi stanno attraversando una violenta Pasokizzazione e, secondo Manuel Valls, il calo non si fermerà intorno al 5%, come avvenne nel PASOK iniziale, ma sarà accompagnato da un certificato di morte. Tuttavia, da qualche parte qui, le somiglianze finiscono. Perché chi ora cerca di riunire le masse del centrosinistra sotto la stessa tenda è un politico carismatico con un leader rigido: Emmanuel Macron.
Il punto è che la natura detesta il vuoto socialdemocratico – a patto che esista una forte tradizione socialdemocratica, come nel caso dell’Italia o della Francia. Ma non in Grecia, dove la socialdemocrazia è considerata dalla maggior parte della sinistra pluralista una versione gay del vero socialismo, un allontanamento occidentale dall’ortodossia socialista. Questo spiega la familiarità di lunga data con la Jamahiriya di Muammar Gheddafi, ma anche più recentemente con il peronismo di Christina Kirchner. Come mai non è stato il presidente francese a dirlo, ma il primo ministro greco? E’ una questione di “mentalità”.
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