Il Presidente del Consiglio ha parlato al quotidiano britannico Telegraph della nuova dinamica che si sta instaurando per la Gran Bretagna per restituire le statue del Partenone, in occasione della restituzione di un importante frammento dal museo siciliano al Museo dell’Acropoli.
“La Grecia sta mettendo insieme il puzzle e l’accordo raggiunto con il museo italiano potrebbe diventare una bozza di accordo con il Regno Unito”, ha affermato Kyriakos Mitsotakis.
Lunedì il frammento siciliano sarà svelato al Museo dell’Acropoli.
Ricordalo “Fagan Fagan” dal Museo Antonino Salinas di Palermo, Italia, sarà esposto al Museo dell’Acropoli per otto anni.
Si tratta di estrarre la pietra VI della decorazione orientale del Partenone, dove sono raffigurati gli dei dell’Olimpo seduti, a testimoniare la tradizione del velo ad Atena, la dea protettrice di Atena. Raffigura le estremità inferiori della dea Artemide, inclusa la dea della caccia, che osserva la processione del popolo panatenaico, che si avvicina al grande tempio.
La specificità di tale restituzione, indicando il relativo bando del Ministero della Cultura “non risiede nella conservazione a lungo termine dei frammenti nei monumenti appartenenti al Partenone e al Museo dell’Acropoli, ma nella prospettiva avviata dal governo locale di La Sicilia al Ministero della Cultura, perché rimanga stabilmente (sine die) al Museo dell’Acropoli”.
Mendoni: Il governo siciliano suggerisce una via per il ritorno definitivo del Partenone a Patung
In un comunicato, il ministro della Cultura Lina Mendoni ha sottolineato in occasione del ritorno che il governo siciliano con questo gesto “indica la strada per la restituzione definitiva della Statua del Partenone ad Atene, città che l’ha creata” ed ha espresso “un sentimento di gratitudine per gli sforzi instancabili e sistematici del Governo della Sicilia e Consigliere di Alberto Samona per la definizione legale ai sensi del Codice dei Beni Culturali della Repubblica Italiana, affinché questo frammento possa essere restituito definitivamente ad Atene”.
Ha aggiunto che dal novembre 2020, quando sono iniziate le discussioni da entrambe le parti, fino ad oggi, “nel complesso, l’intenzione e l’aspirazione del governo siciliano di rimpatriare permanentemente parti di Palermo ad Atene, sottolinea legami di lunga data di affinità e fratellanza culturale”. i due territori, nonché il riconoscimento di fatto di una comune identità mediterranea. In questo contesto, il Ministero della Cultura e dello Sport greco è lieto di avviare una collaborazione con il Museo “A. Salinas”, non solo per l’esposizione di importanti antichità del Museo dell’Acropoli, ma anche per azioni e iniziative più generali”.
Alberto Samona: “Il ritorno in Grecia ha aiutato a costruire la cultura europea”
Intanto l’Assessore ai Beni Culturali e all’Identità Siciliana, dott. Alberto Samona, ha affermato, tra l’altro, che con questa mossa la Sicilia, infatti, è diventata antesignana del ritorno dei Marmi del Partenone alla Grecia, contribuendo in modo determinante all’annoso dibattito in giro per il mondo.
“L’accordo è stato firmato ai sensi dell’articolo 67 del Codice dei beni culturali del governo siciliano, che disciplina il trasferimento pluriennale e lo scambio di reperti archeologici tra due importanti musei, gestiti rispettivamente da Katerina Greco e Nikolaos Stampolidis”, ha affermato disse. . .Σαμπονά. In particolare, secondo la legge italiana, «per un periodo di quattro anni, con possibilità di rinnovo per altri quattro anni, Salinas ha trasferito al Museo dell’Acropoli di Atene il frammento del Partenone, oggi conservato a Palermo nell’ambito del collezione archeologica del console britannico Robert Fagan, acquistata dalla Regia Università di Palermo nel 1820. In cambio sarebbero giunti a Palermo due importantissimi oggetti delle collezioni del Museo dell’Acropoli, ciascuno per un periodo di quattro anni: si tratta di un importante acefala statua di Atena databile alla fine del V secolo aC e la geometria dell’anfora nella prima metà dell’VIII secolo aC L’accordo prevede anche l’organizzazione di iniziative congiunte da realizzarsi attraverso la partnership dei due musei sui temi della cultura internazionale importanza.
Infatti la volontà della Sicilia, ha proseguito A. Sabona “è la volontà di restituire indefinitamente la scoperta alla Grecia. In questo caso, il Territorio Siciliano, oltre a promuovere un accordo di sviluppo congiunto tra i due musei, richiesto dal Ministero della Cultura della Repubblica italiana la via per un buon esito della possibilità (ritorno): il processo è avviato e la questione è attualmente in discussione nella “Commissione per il restauro e il restauro dei beni culturali” costituita presso il ministero”.
“Ritornare ad Atene da questo importante oggetto del Partenone”, ha detto, “si muove nella direzione della costruzione di una Cultura Europea radicata nella nostra storia e identità: gli Europei del popolo che ci ha trovato molto uniti alla Grecia, entrambi in aggiunta, alcune testimonianze della cultura greca esistente in Sicilia sono una conferma che i nostri legami sono inestricabili e profondi.L’accordo di collaborazione con il Museo dell’Acropoli di Atene ci consentirà inoltre di creare un’iniziativa culturale condivisa di grande spessore e importanza internazionale che darà alla nostra Regione un bordo.”
Nikos Stampolidis: Ottimo esempio di come andranno avanti le altre capitali europee
“Il marmo è un materiale difficile da mantenere e preservare la bellezza e la visione del mondo di ciascuno dei suoi creatori e delle persone che hanno instillato idee e credenze, miti e realtà su di esso”, ha affermato il professor Nikos Stampolidis, direttore generale del Museo dell’Acropoli.
“Da questo materiale, il marmo pentelico, realizzato sulla pietra sacra dell’Acropoli, simbolo di pietà verso gli dei, venerazione degli Ateniesi verso la loro dea protettrice, simbolo della Repubblica di Atene, il Partenone, oggi monumento – un simbolo della cultura mondiale.
Queste pietre, capolavori architettonici e decorazioni scultoree e sostenute dai Greci, racchiudono la storia di una nazione, all’apice della sua cultura, che da allora si caratterizza come classica perché trasfigurazione dello spirito nella materia in modo insormontabile . .
E il decadimento secolare di queste pietre conserva la loro verità eterna, il saccheggio alfa dell’oblio.
Ma siccome “qui i marmi non si arrugginiscono gravemente”, ci vuole tempo per raccogliere i frammenti di monumenti piccoli o grandi per farli tornare, intatti agli occhi del mondo nel loro spazio naturale, per farne le loro membra sotto la luce che li ha generati, i marmi brillano al sole nella forma precedente.
L’inizio è iniziato pochi giorni fa da dove avrebbe dovuto iniziare. Dall’esposizione al Museo dell’Acropoli dei dieci frammenti del Partenone conservati nell’arca della nostra Cultura, al Museo Archeologico Nazionale, individuati dal mio compianto maestro Giorgio Despinis, famoso esperto di scultura greca antica (scultura, scultura).
Questi 10 frammenti del Partenone del nostro paese nel Museo dell’Acropoli sono esempi di articolazioni e altri frammenti e pietre, che sono stati sparsi nel tempo in altre capitali e musei europei.
In questa serie di riunioni delle sculture architettoniche del Partenone, assumono particolare rilievo i cosiddetti “frammenti Fagan” al Museo A. Salinas di Palermo, in Sicilia. Non perché sia stato il primo a venire nei giorni successivi al Museo dell’Acropoli, né perché provenisse da una delle pietre centrali decorative sul lato est del tempio, dove sono raffigurati gli dei dell’Olimpo seduti. Non dirò nemmeno perché è uno dei pezzi più antichi della statua del Partenone, vecchio quasi quanto quello che Elgin portò nella vecchia Albion all’inizio del XIX secolo, poiché è noto che il frammento è arrivato al suo Museo Reale. Università di Palermo tra il 1818 e il 1820 e fu nella collezione del Fagan molto prima. A mio avviso, è stato importante il modo in cui le autorità siciliane hanno gestito la conservazione dei frammenti nel Museo dell’Acropoli e avviato le procedure con il Ministero della Cultura italiano per la sua permanenza permanente ad Atene. L’intera trattazione, a parte il buon umore, il riconoscimento della nostra affinità culturale, cultura essenzialmente europea, che unisce e non divide, che riconosce le nostre radici e valori comuni, valori almeno di tutto il mondo occidentale, iniziata nel l’antica Grecia e Atene, allo stesso tempo ottimi esempi di come continueranno le altre capitali europee, culminando a Londra e al British Museum, nel restauro e nella riunificazione della scultura architettonica del monumento mondiale con noi, il Partenone, come si riflette nel volontà della maggioranza del popolo britannico, ma anche volontà del mondo, come recita il Decreto Unesco del 29 settembre 2021”.
Katerina Greko: La soddisfazione di aver raggiunto gli obiettivi che mi ero prefissata due anni fa
La direttrice del Museo Archeologico Antonino Salinas, Katerina Greco, ha espresso “massima soddisfazione” “per raggiungere l’obiettivo che mi ero prefissato quando sono arrivata al Museo Salinas due anni fa”, ha detto la cui origine attica è stata riconosciuta solo da Walter Amelung nel 1893 e che fu erroneamente confuso con i marmi, scoperto da Fagan durante i suoi scavi a Tindari nel 1808, significa non solo un ritorno in Grecia, uno dei passaggi più importanti della storia archeologica, ma anche una nuova luce in una storia complicata e affascinante. la collezione ottocentesca che contraddistingue il nostro museo più antico e la cui testimonianza della presenza della “Lapide Fagan” a Palermo rappresenta uno degli episodi più interessanti”.
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