Madrid – Responsabile della trasformazione dell’azienda come membro della seconda generazione della famiglia fondatrice per continuare a guidare la casa di moda maschile italiana che è già più di una semplice icona, questo venerdì 25 agosto 2023 è morto, all’età di 89. età, Eugenio Canali. Un imprenditore italiano che fino alla recente scomparsa è rimasto presidente onorario della Canali, azienda attualmente nelle mani e sotto la direzione del figlio Stefano Canali.
Senza conoscere la causa esatta della morte, che data l’età del defunto farebbe pensare a problemi biologici legati all’età avanzata, i principali mezzi d’informazione italiani non hanno esitato a farsi avanti e unirsi alla famiglia. Piangono la morte dell’imprenditore. Numerosi messaggi di cordoglio sono inoltre in linea con la dimostrazione dell’alto e straordinario lavoro che Eugenio Canali è riuscito a svolgere come responsabile esecutivo della gestione della casa ereditata, insieme ai fratelli Genesio e Giuseppe, dal padre. e suo zio, che parteciparono in maniera determinante alla più che brillante evoluzione della casa Canali dall’azienda di famiglia, divenendo i massimi esponenti del raffinato sapere dei migliori sarti italiani.
“Con grande rammarico annunciamo la scomparsa del nostro presidente onorario Eugenio Canali”, hanno annunciato dallo stesso indirizzo l’azienda e l’azienda italiana nel pomeriggio di sabato 26 agosto 2023, attraverso un comunicato ufficiale. “Saliamo ad un padre, uomo e imprenditore straordinario”, hanno detto, esprimendo “l’enorme impatto che ha avuto nel corso della sua vita nel mondo della moda maschile”, con il suo instancabile impegno per il Made in Italy”. Una difesa che “sarà ricordato ben oltre i confini dell’azienda che ha saputo trasformare nell’emblema dell’eccellenza della sartorialità italiana nel mondo”. “La sua leadership, saggezza e, soprattutto, la sua etica, continueranno a ispirare la terza generazione alla guida dell’azienda, così come i 1.400 dipendenti che ha sempre considerato parte della famiglia allargata Canali.” “Ci mancherà per sempre, ma non lo dimenticheremo mai”, hanno concluso i vertici dell’azienda italiana.
Canali, da piccola azienda familiare a massimo esponente del miglior “Made in Italy”.
È stata fondata nella cittadina di Triuggio in Italia, nelle province di Monza e Brianza, nel 1934 dai fratelli Giovanni e Giacomo Canali, dopo aver perso il lavoro in una delle principali fabbriche tessili italiane. Per anni l’azienda aveva previsto l’immenso successo che avrebbe poi ottenuto, nei primi decenni in cui l’azienda è cresciuta costantemente, fino a circa 100 dipendenti. Uno spettacolo che fu, ed è dal 1939, profondamente segnato dallo scoppio della Seconda Guerra Mondiale.
Bisognerà attendere il 1953, con l’ingresso della seconda generazione dei componenti della famiglia Canali, composta dai fratelli Giuseppe, Genesio ed Eugenio, tutti figli di Giovanni Canali, perché la ristrutturazione dell’azienda prendesse finalmente una lunga strada. luogo, con la costituzione dell’azienda Fratelli Canali e la creazione del marchio Cafra. L’azienda di moda nasce dalla somma delle prime sillabe e precisamente delle parole “Canali” e “Fratelli”, con le quali l’azienda cercò di riprendere il suo cammino dopo la fine della guerra, dal 1956 al 1968, per diventare azienda specializzata nella produzione di impermeabili. Alcuni abiti non esitarono a introdurre materiali nuovi e rivoluzionari per l’epoca, come il Lilion o il Rilsan, ma utilizzavano ancora materiali tradizionali come cotone, seta e lana.
Alla fine degli anni ’60, dal 1969 al 1971, l’azienda italiana iniziò a consolidare la propria presenza nel panorama della moda italiana, introducendo un deciso cambiamento strategico nelle sue attività, specializzandosi nella produzione di abbigliamento maschile. Un settore che da allora non hanno mai abbandonato, implementando negli anni e decenni successivi una serie di nuove innovazioni tessili, che hanno permesso loro di rimanere all’avanguardia nel settore. In tutto questo tempo sono stati in grado di mantenere, e perfezionare, i metodi di produzione tradizionali che utilizzano per realizzare i loro vestiti, e questo metodo apprezzano come l’elemento distintivo che rende i loro prodotti diversi da quelli di altre aziende italiane in altri paesi. era.
Dopo questo processo di continua crescita e consolidamento, negli anni ’80 arrivò il momento dell’internazionalizzazione dell’azienda. Gli anni successivi furono segnati dall’ingresso della terza generazione della famiglia Canali in diversi ruoli di responsabilità all’interno dell’azienda. , riguardante anche l’adozione del marchio Canali, il lancio della prima campagna di comunicazione, l’avvio della collaborazione con il salone internazionale Pitti Uomo di Firenze, nonché l’apertura dei primi showroom a Parigi, New York e Londra.
Proseguendo questa strategia, intorno al 1987 Canali sbarca in Spagna e Messico, e già all’inizio degli anni ’90, in Russia, Cina, India e Oceania, mentre apre il suo showroom a Toronto, in Canada, consolidando la sua presenza nel Nord America. Quella crescita internazionale che, negli anni, hanno tentato di realizzare anche loro, inserendosi nella categoria della moda “casual” alla fine degli anni ’90, e da allora con il lancio di nuove linee come “Canali 1934”, la linea “Exclusive”. oppure, nel 2019 poi, una nuova linea della collezione “Black Edition”. È tutta una linea che, come l’azienda nel suo insieme e il modo in cui opera nel settore della moda, cerca di rimanere sempre fedele alla filosofia e allo stile di vita che Eugenio Canali cerca sempre di rivendicare, per primo come amministratore delegato. l’azienda di famiglia, e poi dalla sua carica di presidente onorario, ha tramandato la stessa eredità che il figlio Stefano Canali, attuale presidente e amministratore delegato dell’azienda, sta cercando di mantenere.
«Educazione e gentilezza sono due parole che occupano un posto speciale nella storia di Canali», difende al riguardo Stefano Canali. “Hanno sempre rispecchiato una caratteristica importante della nostra famiglia”, che potrebbe essere riassunta in “un modo poco lusinghiero di mostrare interesse e passione per ciò che facciamo e per le storie che raccontiamo”.
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