Eva Kaili: mi trasferirò in Italia – UE e PASOK non mi difendono News

“Verrò a vivere in Italia, un Paese che dà garanzie. L’UE e il mio partito non mi difendono”, ha affermato Eva Kaili, aggiungendo:

Eva Kaili ha rivelato al Corriere Dela Serra la sua intenzione di trasferirsi in Italia una volta terminato il suo mandato al Parlamento europeo.

“Verrò a vivere in Italia, un Paese che dà garanzie. L’UE e il mio partito non mi difendono”, ha affermato Eva Kaili, aggiungendo:

“Trovo scandaloso il silenzio dell’intero Parlamento europeo sulle restrizioni incostituzionali al mio diritto di difendermi e di parlare apertamente di tutte le cose che sono trapelate e astutamente tramate contro di me. Sperando in un guadagno politico, la presidente Roberta Metzola e il mio partito S&D hanno cercato, alla vigilia delle elezioni, di nascondere la loro incapacità di rispettare i principi dell’Unione e di salvaguardare le libertà e i privilegi dei deputati. È stato creato un pericoloso precedente che consente alla magistratura di interferire nella politica, minando così l’integrità delle istituzioni europee”.

A Eva Kaili è stato chiesto: “Non ci sono condizioni per la tua candidatura?” e ha dato la seguente risposta:

“Spero che i cittadini europei possano vedere la verità prima di votare a giugno, ma il divieto di parlare di questo caso mi rende impossibile candidarmi”.

Eva Kaili: mi trasferirò in Italia “Mi concentrerò sulla politica tecnologica e, se tutto andrà come spero, vedo il mio futuro nel mio impegno a favore delle donne e dei bambini vittime dei fallimenti del sistema”, ha detto.

Quando gli è stato chiesto se alla fine del suo mandato sarebbe rimasto in Belgio o sarebbe tornato in Grecia, ha risposto:

“Potrei trasferirmi in Italia.”

Il giornale gli chiede se ha intenzione di trasferirsi in Italia “perché il tuo compagno è italiano?” ed Eva Kaili ha risposto:

“Perché questo è il Paese che considero casa per tanti motivi e perché in Italia ci sono parole bellissime, come “garanzia”, che dovrebbero essere tradotte in tutta Europa. “In Italia ci sono diversi partiti che si oppongono ai processi a sfondo politico e chiedono il rispetto del principio della presunzione di innocenza, indipendentemente dal partito dell’imputato”.

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Alberta Trevisan

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