L’immigrazione è una piaga moderna che minaccia l’Europa e la sua “identità”? Migranti e rifugiati sono colonizzatori che vengono – a volte “introdotti” – con l’intenzione di cambiare la nostra cultura e il nostro stile di vita introducendo e imponendo gradualmente i propri usi e costumi? L’estrema destra, dopo tutto, deve predicare una nuova crociata e, in effetti, insistere sulla creazione di una fortezza-Europa, che sarà circondata da mura inespugnabili per rimanere “pura” a tutti i costi?
Sono passati solo pochi giorni dalla dichiarazione rilasciata da uno dei più stretti collaboratori di Georgia Meloni, rivelando ancora una volta cosa pensavano coloro che hanno risposto positivamente a tutte le domande di cui sopra. “Gli italiani fanno sempre meno figli, quindi li stiamo sostituendo con qualcos’altro. Abbiamo detto sì all’aumento delle nascite, ma no alle sostituzioni nazionali”, ha detto il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida. Riferendosi, quindi, direttamente alla nota teoria del complotto di destra e oscurantista del “Grande Rimpiazzo”, come formulata dallo scrittore francese Renaud Camus.
Tuttavia, nonostante tutto ciò, la realtà è diversa, in quanto l’Europa è da decenni un continente multinazionale e multiculturale. Qualcosa che in realtà è un segno di forza e non di debolezza, in quanto dimostra che è stato tradizionalmente un pilastro di attrazione per persone provenienti da tutto il mondo.
Mostra la strada
“Le nazioni più potenti della Vecchia Europa sapevano – e in realtà da molto tempo – come trarre vantaggio dai flussi migratori” nota il recente omaggio a “La Repubblica”, per proseguire: “Senza voler ritrarre in alcun modo una bella situazione, Germania, Gran Bretagna e Francia sono riuscite a contenere l’allarmante calo della natalità, creando nuovi posti di lavoro e riducendo i deficit che gravavano su ciascun paese’.
Infatti, come si evince dai relativi grafici, nei tre paesi la percentuale dei nati all’estero sopra la popolazione totale è in costante aumento. Oggi è stimato al 10,3% per la Francia, al 13,1% per la Germania e al 14,4% per il Regno Unito. Va notato che le percentuali di cui sopra non includono le persone nate da immigrati nel paese in cui sono state trovate. Se si prendono in considerazione anche coloro che sono considerati di seconda e terza generazione e hanno almeno un genitore immigrato, il quadro si apre.
In Francia, ad esempio, si stima che un quarto della popolazione provenga dall’estero, cosa che ovviamente ha molto a che fare con il suo passato coloniale. Quanto all’Italia – primo Paese Ue ad avere un governo con un premier di destra – il servizio “La Repubblica” ricorda che se non ci fosse stata una migrazione di massa dal povero Sud al ricco Nord, dopo la fine della Seconda Prima guerra mondiale, l’attuale seconda regione conterebbe almeno poco più di 5 milioni di abitanti, mentre la percentuale di chi ha più di 60 anni non è un quarto, ma un terzo della popolazione totale.
L’Inghilterra e i “giannizzeri” di Braverman.
Molto interessanti anche i dati riguardanti l’Inghilterra. Lì, oltre al fatto che i bianchi autoctoni sono già una minoranza nelle due città più grandi, Londra e Birmingham, un altro fatto ha fatto scalpore: il primo ministro Rishi Sunak è indiano, mentre il sindaco della capitale, Sadiq Khan, è pakistano – come, tra l’altro, è il nuovo primo ministro scozzese, Hamza Yousaf. Ma la cosa più sorprendente è che il ministro dell’Interno, Suella Braverman, che è stata una star delle politiche anti-immigrazione e ha progettato un accordo umiliante con il Ruanda per reinsediarvi migliaia di stranieri, aveva genitori indiani immigrati in Gran Bretagna dall’Africa!
Il caso dei “giannizzeri” di Braverman dimostra, tra l’altro, che l’origine non rende necessariamente le persone progressiste e ospitali nei confronti degli immigrati e dei rifugiati del nostro tempo. Cioè tutte quelle persone che stanno cercando di fuggire dalle zone di povertà ed epidemie, conflitti civili e guerre, nonché dai disastri causati dai cambiamenti climatici e dall’inquinamento del pianeta.
Né l’apertura selettiva delle frontiere è un gesto de facto di amicizia con i dannati milioni. La logica del “teniamo quelli che ci hanno fatto, buttiamo via il resto” è incompatibile con la tradizione illuministica europea. Lasciamo che il “muro” alla fine si dimostri troppo debole per resistere allo slancio dell’ondata di immigrazione nei prossimi turbolenti anni e, inoltre, per mantenere l’Europa “pulita” come alcuni hanno sognato.
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