Il Centro Profughi Astalli presenta il suo rapporto 2023

Il Centro Astalli presenta, giovedì 13 aprile 2023, il suo Rapporto Annuale 2023. Un aggiornamento sulla condizione dei richiedenti asilo e rifugiati che, nel 2022, si sono rivolti al Centro Astalli, sede italiana del Jesuit Refugee Service, e hanno utilizzato i servizi di prima e seconda accoglienza nelle diverse sedi sul territorio italiano.

Marie José Muando Buabualo – Città del Vaticano

Il Rapporto 2023 del Centro Astalli vuole essere uno strumento di lavoro per comprendere e trovare soluzioni alle difficoltà che i richiedenti asilo e i rifugiati incontrano nel cercare protezione, accoglienza o integrazione. Attraverso questo rapporto, Astalli cerca di evidenziare le sfide affrontate dalla migrazione forzata, tra cui la vulnerabilità, l’assistenza e l’inclusione sociale. Attraverso i tre verbi che compongono la mission del Jesuit Refugee Service, ovvero assistere, servire e difendere i diritti dei rifugiati, Astalli ha sottolineato quanta strada sia stata fatta nel 2022 con la crisi in Ucraina. Considerando la sua finalità di accogliere i rifugiati con dignità e fuori dalla logica dell’emergenza, il Centro Astalli ha evidenziato che alcuni di loro sono sopravvissuti a violenze e torture nei loro Paesi di origine e/o di transito come la Libia oi Balcani.

Almeno cento milioni di persone hanno lasciato il loro paese entro il 2022

Il numero di persone che lasciano il proprio Paese nel 2022 è aumentato con la crisi ucraina. Nei primi tre mesi dello scorso anno, almeno 72.000 persone da tutto il mondo sono fuggite dal proprio Paese. Secondo i dati dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, solo una minima parte di loro cerca di raggiungere l’Europa. Due principali vie di accesso restano il Mediterraneo e la Rotta Balcanica, attraverso le quali chi è costretto, in assenza di vie di ingresso legali e sicure, ad affidarsi ai trafficanti e ad affrontare viaggi lunghi e pericolosi.

La crisi ucraina non è bastata a cambiare la situazione

Circa 5 milioni di persone sono entrate nell’Unione europea dall’Ucraina dall’inizio del conflitto. Di questi, 170.000 sono arrivati ​​in Italia. La maggior parte è stata ospitata da connazionali e circa il 20% era nella struttura di accoglienza del sistema pubblico, eliminando le preoccupazioni iniziali circa l’impatto che la guerra avrebbe avuto sul sistema nazionale. Secondo il centro Astalli, l’esperienza della crisi ucraina non è bastata a portare a profonde riflessioni sull’accoglienza e l’integrazione dei rifugiati. Sono stati stabiliti due binari paralleli: il primo per gli ucraini e il secondo per altre persone in difficoltà, anch’esse in fuga da guerre e persecuzioni.

Mancanza di protezione inclusiva per le persone a rischio

Il rapporto prosegue affermando che la protezione temporanea concessa ai cittadini ucraini, la possibilità di accesso diretto al mondo del lavoro, la possibilità di ricevere contributi economici diretti e un sistema di accoglienza in grado di rispondere tempestivamente ai bisogni delle persone, potrebbero essere capitalizzati . Invece i primi passi del governo italiano si sono concentrati su una nuova lotta contro le ONG impegnate nella salvezza dei mari, e anche le vittime del naufragio di Cutro non hanno suscitato una reazione politica umanitaria, nonostante i forti appelli al cambiamento della società civile. L’ostacolo più incomprensibile e imprevedibile per i rifugiati in Italia era e rimane burocratico. Nel 2022 si tratterà principalmente di un ritardo nel rilascio iniziale e nella proroga dei permessi di soggiorno. Il tempo di attesa può arrivare fino a un anno dal momento della presentazione della domanda di asilo fino al rilascio del documento.

L’accoglienza dei rifugiati rimane straordinaria, l’integrazione è complicata

Nel 2022 sono arrivati ​​in Italia via mare 105.129 migranti, di cui 13.386 minori non accompagnati. Il sistema nazionale di ammissione alla fine del 2022 registrava 107.677 persone. Delle 1.308 persone ospitate dalla Rete Centrale Astalli, 240 rifugiati sono stati collocati su linee semi-autonome in comunità di accoglienza gestite da ordini religiosi. Sono state tentate anche forme di convivenza con studenti universitari. Il Centro Astalli sostiene di aver provveduto, grazie al sostegno della Pontificia Opera, alle spese necessarie per il rilascio dei permessi di soggiorno e dei documenti di viaggio a 586 profughi. La vulnerabilità si esprime in termini fisici o psicologici. Ciò che distingue il 2022 è la gravità dei casi stessi. L’afflusso di molteplici clienti affetti da patologie croniche o degenerative ha reso molto difficile la progettazione di progetti di inclusione finalizzati all’autonomia. Ciò ha comportato anche un ripensamento delle tipologie di intervento e una rimodulazione degli strumenti tradizionali del lavoro per adattarli. La gestione di casi complessi richiede un supporto speciale. Si riscontrano vulnerabilità, in alcuni casi molto gravi e spesso multiple. Hanno richiesto al centro Astalli di iniziare a pensare al tipo di ricoveri necessari per le persone con bisogni socio-sanitari specifici. Nuovi modi di prendersi cura devono essere pensati e progettati.

Riccarda Fallaci

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