L’accordo prevede la creazione di due centri in Albania con una capacità massima di 3.000 persone, dove sarà possibile accogliere i migranti prelevati dalle navi della Guardia costiera e della Marina italiana durante le operazioni di salvataggio in mare. I centri devono essere sotto la giurisdizione italiana, pattugliati dalla polizia italiana e gestiti da funzionari italiani dell’immigrazione. La polizia albanese pattuglierà poi i centri. I costi di costruzione e gestione dei centri saranno a carico dell’Italia.
Giovedì il Senato ha approvato l’accordo, siglato a Roma lo scorso novembre dal primo ministro albanese Edi Rama con il primo ministro italiano Giorgio Meloniova, sulla base del voto della maggioranza del governo. Il governo italiano considera l’accordo pionieristico. In campagna elettorale la Meloni aveva promesso maggiori controlli alle frontiere e il blocco dei flussi migratori, ma l’anno scorso numero il numero dei migranti arrivati in Italia è aumentato di circa il 50% arrivando a 158.000 persone.
Secondo l’opposizione, però, l’accordo non risolve nulla e renderà solo più difficile la valutazione delle domande di asilo dei migranti.
L’accordo è stato criticato oggi anche dal presidente della Commissione Migrazioni della Conferenza episcopale italiana, Gian Carlo Perego. Ha descritto i costi di costruzione e gestione dei due centri come “soldi gettati in mare”. Secondo stime plausibili, nei prossimi dieci anni i costi raggiungeranno i 673 milioni di euro (17 miliardi di corone). La dichiarazione dell’arcivescovo Pereg è stata respinta dal capo della diplomazia italiana, Tajani, secondo cui si tratterebbe di “soldi ben spesi”.
All’inizio di febbraio, il parlamento albanese ha rinviato a tempo indeterminato il voto sull’accordo. Anche la Corte Costituzionale albanese ha valutato il documento, ma non è giunta alla conclusione che contraddicesse la Costituzione albanese. L’accordo è stato respinto dai parlamentari dell’opposizione albanese, ma il primo ministro Rama lo ha sostenuto.
Il tribunale albanese dà il via libera all’accordo con l’Italia sul collocamento dei migranti
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