Il Ministero delle finanze italiano ha emesso oggi obbligazioni a 30 anni, avviando la prima grande vendita di debito della zona euro nel 2022, per finanziare il governo italiano.
Le nuove obbligazioni scadranno il 1° settembre 2052 e la joint venture è stata assegnata a un gruppo di banche composto da Barclays, Bnp Paribas, Deutsche Bank, Intesa Sanpaolo e Jp Morgan.
“La prospettiva di ulteriori rialzi dei tassi rispetto ai minimi degli ultimi anni ha spinto il ministero delle Finanze italiano a muoversi rapidamente, cercando di estrarre condizioni di finanziamento favorevoli”, scrive “il Sole 24 Ore”.
In sole due settimane, i costi di finanziamento per l’Italia sono aumentati di circa 30 punti base, tra i timori che la Banca Centrale Europea (BCE) possa tagliare lo stimolo monetario prima del previsto. Gli analisti osservano che l’Italia sta cercando di bloccare i suoi costi di finanziamento storicamente bassi entro il 2022, dove inflazione e la pressione politica – sia interna che esterna alla BCE – potrebbe significare porre fine ai termini del prestito a condizioni favorevoli.
Già iniziano ad aumentare i voti di alcune “aquile”, membri della Bce, come il banchiere centrale austriaco Robert Holtzmann e il suo omologo olandese Klaus Knot per un graduale rialzo dei tassi.
Insieme a questi sviluppi ci sono le preoccupazioni che il primo ministro Mario Draghi possa dimettersi prematuramente, salto alla presidenza paese alla fine di gennaio.
L’eventuale uscita di Draghi dalla presidenza potrebbe innescare nuovi pericoli politici per l’Italia, con il problema principale di un annuncio elettorale anticipato, a meno che non si trovi una figura popolare in sostituzione di “Super Mario” a Palazzo Kizzi.
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