RECENSIONE: Fidanzate ribelli dell’Italia fascista

La somiglianza tra le due opere risulta evidente dal momento in cui il giovane autore espone le somiglianze di fondo della trama, il cui baricentro è una coppia di compagni di classe dodicenni molto diversi. La narratrice Francesca viene da una famiglia esemplare, è obbediente e per lo più passiva e timida.

Uno degli elementi più fastidiosi della classe per lui era la ribelle Maddalena, che al momento sembrava una tipica bambina con diagnosi di ADHD. Sotto l’apparenza di iperattività e loquacità, nasconde intuizione e coraggio, motivo per cui non è d’accordo con le idee contemporanee su una brava ragazza che dovrebbe crescere fino a diventare una moglie e madre moralmente pura.

Chi ha familiarità con il già citato bestseller Emancipazione di Elena Ferrante probabilmente ricorderà il capitolo di apertura della serie che porta il nome dell’intera serie.

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Quasi nel tentativo di separare e allo stesso tempo contrastare i caratteri dei protagonisti, ovvero la loro biforcata parentela, Salvioni si muove un decennio prima nella sua opera. Queste eroine raggiunsero la maggiore età negli anni Trenta del secolo scorso, quando un’ideologia malvagia stava dilagando nel paese.

Crosta stereotipata

Questo può essere interessante dal punto di vista del lettore, dopotutto il pubblico riceve sempre più opere ambientate nella Germania nazista, ma la debuttante non è ancora in grado di penetrare l’essenza del regime totalitario attraverso strati di stereotipi ripetuti, ad esempio come qualcosa si dice a casa piuttosto che in pubblico. Pertanto, nel libro, il fascismo è solo un mantello attraente.

Si può ancora dire in modo lusinghiero che si tratta di un’imitazione piuttosto riuscita, perché l’autore è riuscito a catturare lo spirito dell’antica Italia. Lo assapora con tutti i sensi mentre intreccia nel testo lo splendore visivo di auto scintillanti, una varietà di sapori culinari e il suono di canzoni patriottiche.

Salvioni si affida ai cliché, ai dialoghi adolescenziali credibili o alle situazioni relazionali ben osservate e interpretate, che vengono ancora una volta valorizzate dall’eccellente traduzione ceca di Alice Flemrová.

Beatrice Salvioni: Bastardo
Argo, tradotto da Alice Flemrová, 238 pagine, 348 CZK
Voto: 60%

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Michela Eneide

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