18 anni dopo, cosa pensi delle scuole inclusive?

Le scuole inclusive hanno mosso i primi passi in Francia nel 2005, quando le scuole inclusive sono state incluse nella legge. Questa è l’occasione per trarre delle conclusioni, quasi diciotto anni dopo. È soddisfacente? Cosa tenere o buttare via? Per rispondere a questa domanda, si rivolgono alle istituzioni dei think tank Vers le Haut ha pubblicato una decrittazione dal titolo “Il secondo vento delle scuole inclusive”.

Le scuole di oggi non assomigliano più a quelle di ieri. Subito è stata fatta una constatazione: conta di più l’individualità dei bambini, mentre ieri contava solo la collettività. Nel 2005 la legge sottolineava che “il prima possibile i bambini dovrebbero frequentare la scuola normale”. Ciò rappresenta un importante cambiamento di priorità per Guillaume Prévost, delegato generale di Vers le Haut. “Questa scuola inclusiva incontra certamente delle difficoltà, ma gli sviluppi che si sono verificati ci hanno portato una trasformazione molto profonda in materia educativa. “Questo è interessante per tutti”, ha spiegato. Per svilupparsi ulteriormente, la Francia può trarre ispirazione dai paesi vicini.

Scuole inclusive: cosa fanno i nostri vicini?

“Siamo a metà del viaggio, dobbiamo andare oltre”, ha continuato Guillaume Prévost. Sembra che la Francia si stia ispirando alle pratiche belghe e italiane in termini di inclusione. Tuttavia, questi due paesi vicini attuano operazioni molto diverse. E’ quindi il momento di scegliere, l’opzione “tra due posti” ha raggiunto il suo limite.

In Italia l’inclusione è fondamentale. Pertanto gli insegnanti sono sistematicamente accompagnati da un educatore. Uno si dedica all’insegnamento, l’altro al sostegno. In Belgio, il sostegno è personalizzato. I centri specializzati accettano bambini con disabilità.

L’inclusione è una questione importante. Sofia Ben Yamed, presidenteAssociazione francese Ikigaï, ci ricorda: i bambini con disabilità di oggi saranno gli adulti di domani. Pensare alla loro integrazione fin dalla tenera età può migliorare la loro integrazione nella scuola media, poi nella scuola superiore, nell’istruzione superiore e, infine, anche nel mondo del lavoro.

I risultati in Francia sono stati contrastanti, ma dobbiamo guardare alla situazione da una prospettiva positiva. Alcuni di questi sforzi sono già in atto e hanno cambiato radicalmente scuole e comunità. Dobbiamo andare avanti, adottando nuove soluzioni.

Riccarda Fallaci

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