Il prossimo governo sarà il numero 68 dalla seconda guerra mondiale: sono durati in media tredici mesi
Il 27 ottobre ricorrerà il centenario dei primi di marzo a Roma, il colpo di stato di migliaia di fascisti verso la capitale italiana per promuovere l’usurpazione del potere di Benito Mussolini. Poiché le prossime elezioni generali nel paese si terranno il 25 settembre, è prevedibile che il nuovo governo entrerà in carica nella seconda metà del mese successivo, quando avrà luogo questo importante evento. Questa coincidenza sconvolge molto la sinistra poiché i sondaggi d’opinione prevedono la vittoria alle elezioni del blocco conservatore, guidato dai candidati del partito sovrano Fratelli d’Italia (HDI), Giorgia Meloni, e tra questi la Lega Matteo. Salvini e Forza Italia (FI), le forze politiche di Silvio Berlusconi.
I nuovi dirigenti che usciranno dal prossimo appuntamento per sondaggio saranno i 68 del Paese dalla seconda guerra mondiale: sono durati in media più di tredici mesi. Quello guidato da Mario Draghi fino al crollo della coalizione di governo questa settimana, e che resterà in carica fino alla formazione del prossimo governo, ha una vita un po’ più lunga, un anno e mezzo. Era la terza legislatura, iniziata nel 2018. Prima c’era quella formata dall’alleanza tra il Movimento 5 Stelle populista (M5E), il partito con il maggior numero di voti nelle precedenti elezioni, e la Lega. Durò solo un anno e tre mesi, ed era guidato da Giuseppe Conte. Salvini lo ha dinamizzato in un agosto pazzesco con l’idea di forzare inviti a elezioni anticipate in autunno, dove spera di spazzare via dopo che la sua formazione ha vinto il 34% alle elezioni europee di maggio 2019.
Salvini nell’occasione ha avuto la volontà, mentre il M5E ha negoziato una nuova alleanza, in questo caso con il Pd e altri poteri minori di sinistra e di centro, per rilanciare un secondo governo guidato da Conte. Il dirigente, inoltre, non ha avuto una vita più lunga: è durato un anno e cinque mesi. L’uomo responsabile della sua caduta in quell’occasione è stato Matteo Renzi, l’ex presidente del Consiglio e leader del partito Viva, che sta manovrando per fare di Draghi il prossimo capo del governo italiano, sostenuto da una coalizione eterogenea di nove forze politiche. con un’ideologia diversa. , che va dall’estrema sinistra alla destra sovrana.
carenza strutturale
«L’Italia ha vissuto negli anni un’instabilità politica più stabile di quanto sembri», spiega Mattia Diletti, docente di Scienze Politiche all’Università La Sapienza di Roma, che considera la crisi che ha portato alla caduta dell’esecutivo di Draghi nient’altro che una nuova manifestazione di carenze strutturali che esistono da decenni e che i cittadini hanno imparato a far fronte nonostante i costi politici ed economici che comporta. “In fondo il problema è la fragilità dei partiti, la loro trasformazione e la mancanza di radicamento che soffrono oggi nella società”, ha detto il professore alla Sapienza.
Questo problema risale almeno all’era di Tangentopoli, uno scandalo di corruzione che ha scosso il sistema politico nei primi anni ’90 e ha ucciso le due forze principali, la Democrazia Cristiana e il Partito Socialista. La fine di quasi cinquant’anni di una certa stabilità grazie al bipartitismo, condita da lotte tra le correnti interne della formazione, che ha portato alla caduta di diversi governi, ha lasciato un’enorme frammentazione del parlamento, che è una delle cause abituali. crisi politica. Il vuoto di potere è stato abilmente colmato da Berlusconi con la sua creatura politica, Forza Italia. Grazie alla sua vitola di imprenditore di successo catapultato alla fama attraverso il suo canale televisivo, il magnate vinse le sue prime elezioni nel 1994 e da quella campagna è diventato una star del panorama elettorale italiano, diviso tra pro e contro di lui. numero.
«Forza Italia è figlia di quanto accaduto negli anni ’80. È il partito libertario che è al governo che si può definire di centrodestra, mentre l’Esecutivo che ora può fare HdI, Lega e FI verrà dal ‘centrodestra’”, avverte Giovanni Orsina, docente di Scienze Politiche presso l’Università Luiss-Guido Carli di Roma, che a causa della crisi politica di questa settimana ha spinto le formazioni conservatrici su posizioni più di destra. Lega e FI, che fanno parte della coalizione di governo guidata da Draghi, sono state trascinate giù dall’HdI, che, rimanendo unica forza di opposizione, è riuscita a salire alle urne per diventare la formazione che attualmente ha il maggior numero di intenzione di voto. , quasi il 24%. «E che Meloni non deve fare niente durante la legislatura. Si limita a dire ‘no’ a tutto e chiede elezioni anticipate”, ha sottolineato Orsina.
Anomalia significativa
Le prossime elezioni potrebbero rappresentare anche l’occasione per porre fine a una significativa anomalia che spiega in parte l’instabilità dell’ultimo decennio: dal 2011 nessun presidente del Consiglio italiano è stato eletto direttamente dai cittadini alle urne. Da quando Berlusconi ha consegnato il testimone al tecnocrate Mario Monti soffocato dalla crisi finanziaria, tutti i capi di governo sono saliti al potere grazie a un accordo tra le parti. Questi patti erano intrinsecamente instabili e molto sensibili all’atmosfera mutevole causata dalle successive elezioni municipali, regionali ed europee nei partiti. “Il sistema politico italiano si improvvisa dal 2011, trovando soluzioni per sopravvivere a crisi dopo crisi”, ha affermato Diletti.
La storia recente dell’Italia mostra che sarà difficile per il prossimo governo non essere scosso da tensioni interne e lotte dell’ego. La corsa alla posizione è iniziata: Salvini ha iniziato la sua campagna elettorale avanzando sui social le sue intenzioni per tornare a trattare con il ministero dell’Interno. Né sarà facile per il blocco conservatore scoprire chi guiderà l’Esecutivo. Meloni è fermamente convinto che la persona che ottiene più voti dai tre partiti debba farlo, ma non è affatto chiaro che, se l’onore va con HDI, diventerà presidente del Consiglio.
“Non so se alla fine un governo di destra sarà guidato da Meloni. Non dimentichiamo che la nomina del Presidente del Consiglio secondo la Costituzione spetta al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella”, ha detto Orsina, sottolineando il lavoro che farà il Capo dello Stato per garantire le posizioni filoeuropee e atlantiche d’Italia.
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