Droghe e scarsa assistenza sanitaria. L’addestramento per i Navy Seals d’élite è troppo duro

Il programma di addestramento per un’unità d’élite della Marina degli Stati Uniti, chiamata Navy Seals, nota per le sue elevate esigenze fisiche e mentali, era problematico a causa della supervisione inadeguata, dell’uso di droghe e della scarsa assistenza medica.

Questi sono i risultati di un nuovo rapporto investigativo, che è stato lanciato dopo che un soldato di 24 anni è morto durante l’addestramento l’anno scorso. Secondo lui, prendere parte al corso mette i partecipanti ad alto rischio di lesioni o morte, ha scritto Server BBC.

Il corso, noto con l’acronimo BUD/S, deve essere completato da tutti coloro che sono interessati ad entrare a far parte dell’unità Seals ed è generalmente considerato uno dei corsi più impegnativi. Dura 24 settimane e circa il 70-85% dei candidati non lo completa.

I soldati devono affrontare, tra le altre cose, stress fisico estremo, mancanza di sonno e condizioni molto impegnative. La più difficile in questo senso è stata la cosiddetta Hell Week, quando per cinque giorni i tirocinanti hanno dormito meno di quattro ore, hanno dovuto sopportare lunghe ore in acqua fredda e uno sforzo fisico quasi costante.

Metodo di allenamento successivamente esaminato dagli inquirenti, che lo scorso febbraio, poche ore dopo la fine della settimana infernale, il soldato Kyle Mullen è morto di polmonite acuta. Il rapporto ha rilevato che nessuno degli istruttori ha fornito assistenza medica a Mullen e il medico ha ordinato due volte ai soldati di non contattare i medici poiché avrebbe interferito con l’addestramento. Secondo la CBS, almeno dieci persone, tra cui due alti ufficiali, stanno ora affrontando accuse penali.

Il rapporto rileva inoltre che il problema è che molti partecipanti stanno assumendo sostanze dopanti per superare il corso. È stato anche affermato che gli stessi militari spesso sottostimano i problemi di salute a causa di un’atmosfera in cui gli istruttori sottolineano la capacità di superare gli ostacoli nonostante il disagio e le difficoltà fisiche.

Il capo del programma di addestramento, il capitano Brad Geary, non ha ritenuto autorevoli le conclusioni del rapporto. A suo avviso, la formazione non è più impegnativa di prima e l’alto tasso di abbandono è legato alla “mancanza di resilienza mentale dell’attuale generazione”. In una dichiarazione ufficiale, il contrammiraglio Keith Davids ha affermato che intraprendere dure missioni di combattimento richiede un addestramento rigoroso ed è spesso rischioso. “La nostra formazione è intransigente ed esigente, ma allo stesso tempo deve essere condotta con un chiaro impegno per la sicurezza e la correttezza metodologica”, ha affermato.

Michela Eneide

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