Ex Presidente del Consiglio italiano, indagato per vendita di aerei e navi alla Colombia

Oltre a Martha Lucía Ramírez, nell’inchiesta sono stati nominati altri tre colombiani. (Immagine di riferimento)/. foto di EF.

Foto: EFE – Federico Rios

L’ex Presidente del Consiglio italiano Massimo D’Alema è indagato dalla Procura di Napoli (sud) per i suoi tentativi di mediare la vendita di diverse navi da guerra e aerei da combattimento da due società italiane al governo della Colombia, un’operazione che dovrebbe essere distribuito 80 milioni di euro con altri partecipanti alla mediazione, secondo il “Corriere della Sera”.

L’inchiesta è stata condivisa anche tramite l’account Twitter del presidente Gustavo Petro, che ha chiesto alla Procura colombiana di indagare sui fatti. La richiesta del presidente si riferisce a citazioni fatte da prestigiosi media italiani sulla presunta partecipazione di importanti politici durante l’amministrazione di Ivan Duque all’affare in questione: “Edgardo Fierro Flores, presidente del gruppo di lavoro per la presentazione delle opportunità in Colombia, Marta Lucía Ramírez, ministro della Affari Esteri e Vicepresidente della Colombia, Germán Monroy Ramírez e Francisco Joya Prieto, delegato alla commissione del Senato colombiano”.

L’inchiesta, resa nota oggi da questo quotidiano, coinvolge anche Alessandro Profumo, ex direttore amministrativo di Leonardo, e Giuseppe Giordo, ex direttore generale della divisione navi da guerra di Fincantieri, mentre sono in corso varie perquisizioni presso la sede e le residenze della società. degli indagati, secondo il giornale.

La vicenda è stata resa pubblica più di un anno fa dai media italiani, secondo i quali gli indagati sarebbero stati i promotori dell’iniziativa di vendere a partecipazione pubblica i prodotti governativi colombiani delle società italiane Leonardo e Fincantieri, in particolare il velivolo M 346, la corvetta. , piccoli sottomarini e attrezzature per la costruzione navale.

Tra gli indagati anche Francesco Amato ed Emanuele Caruso, che lavoravano come consulenti di cooperazione internazionale per il Ministero degli Affari Esteri colombiano e riuscirono a prendere contatto con D’Alema, il quale, per la sua ampia e illustre carriera politica, agiva da mediatore informale nei suoi rapporti con Profumo e Giordo, secondo il “Corriere della Sera”.

“Questa operazione ha lo scopo di sostenere e ottenere dalle autorità colombiane la firma di accordi per un valore complessivo di oltre 4.000 milioni di euro e per raggiungere questo obiettivo offrono e promettono ad altri una ricompensa illegale di 40 milioni di euro corrispondente al 50% del commissione totale di 80 milioni di euro”, ha spiegato il quotidiano.

Secondo un’inchiesta giornalistica di un anno fa, D’Alema, capo del governo italiano tra il 1998 e il 2000, avrebbe cercato di mediare per conto di uno studio legale di Miami (USA) con il governo colombiano. “L’accordo è stato violato solo all’ultimo momento”, hanno aggiunto i media all’epoca.

Già in quell’occasione D’Alema, che non ricopre incarichi politici e istituzionali dal 2013, assicurò: “Ho cercato di aiutare le aziende italiane affinché ricevano incarichi importanti. Figure colombiane mi hanno contattato e mi hanno detto che erano disponibili a sostenere questa ipotesi. Ovviamente, qualcuno si è arrabbiato ed è intervenuto per impedirlo.” EFE

Emiliano Brichese

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