Haute Couture, giorno 2: Chanel-sur-Seine, upcycling e artigianato italiano

10:00: incontro a Chanel-sur-Seine

L’acqua è la nuova tendenza delle passerelle? Dopo Louis Vuitton sul Pont Neuf, Jacquemus sul Canal Grande alla Reggia di Versailles, Kenzo e Alaïa sul fiume parigino, è toccato a Chanel giocare la carta acquatica sfilando accanto al Pont des Invalides. Il tempo era bello e gli ospiti si sono imbattuti in una sorta di cartolina ultra-parigina, con lo stand di un libraio come servizio fotografico e, per un podio, i ciottoli parigini ridipinti di rosa e viola. Atmosfera sommessa, in contrasto con le tendenze chiassose dell’epoca, per la sfilata ultra couture di Chanel, che privilegiava il know-how casalingo rispetto ai semplici effetti stilistici.

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Aperta da Caroline de Maigret, la sfilata inizia con il suono dei canti VIP di Françoise Hardy: sotto il sole, le ragazze passeggiano tranquille, accompagnate da un labrador che sembra appartenere alla sorella di Virginie Viard, direttrice artistica della casa di rue Cambon. Che spiega la voglia di “giocare con gli avversari e contrappone distacco e grazia come camminare in equilibrio su un filo che unisce forza e raffinatezza. In Chanel, questo è ciò che chiamiamo avere stile. Possiamo immaginare ricami squisiti, tessuti di impareggiabile tecnicità, ma il lusso della couture Chanel è prima di tutto l’incoscienza, qui incarnata da cesti intrecciati pieni di fiori freschi, e un certo desiderio di non essere invadente.

Chanel, haute couture.

16:30: Alexandre Vauthier in bianco e nero

Le care star couturier, note per la loro atmosfera di raffinatezza disco, hanno optato per il bianco e nero in questa stagione. Quasi bianco ottico, trattato con un collo da giacca aderente da smoking, in un abito ben drappeggiato, che si abbina a un outfit color inchiostro dal taglio perfetto e dal volume deliziosamente ampio.

Ma il cliente di Alexandre Vauthier non è un vitigno ieratico: ama le sfumature, come le parti color cacao, la pelliccia, la pelle, e ovviamente l’effetto di luccichio e luce qui sublimato da lamés, onde metalliche in rilievo, argentate. E ovviamente l’oro, qui celebrato con il suo pezzo finale, l’abito bustier con ricami di piume immaginabile in una vetrina di Vendôme o sul lato di Bond Street, e che avrebbe dato un effetto folle a una notte frenetica e bella.

17:30: riciclaggio intelligente da Ronald Van der Kemp

Il designer olandese ha rivoluzionato la couture immaginando l’alto artigianato e splendide silhouette realizzate con materiali riciclati. Continuando a tracciare un percorso creativo unico nel suo genere, questa stagione presenta un guardaroba concepito come un incidente, ospitato sotto il segno di poche parole programmatiche: Sobrio, artistico, artista, disarmante, intimo, nostalgico, pieno di speranza…

Tuttavia, le sue silhouette ultra grafiche, i suoi tessuti patchwork, i suoi abiti con la bandiera americana (dopo tutto il 4 luglio) sprigionano tutti un’energia pazzesca, impreziositi da pizzi vintage, applicazioni in pelle, fiori o persino jeans stampati al laser. È un’haute couture molto appariscente e la prova che Parigi, dal punto di vista della moda, sa dare agli indipendenti un posto d’orgoglio.

19:30: pioggia di rose al Giorgio Armani Privé

Nulla ha fermato il maestro italiano, che ha sfilato non una, ma ben due volte, al fianco degli Invalides, invitando celebrità come Emma Thompson, Sydney Sweeney, Noah Centineo e Kate Hudson, tra gli altri. In un’ambientazione che ricorda una scacchiera gigante, il couturier milanese ha giocato una carta tutta floreale, con il classico tema “Time of Roses”. Ma questo bouquet haute couture non è bianco – o rosa – ma solo morbido e romantico: la donna è anche sensuale, forte, non ha paura di giocare con effetti grafici neri, dorati, laccati. Le rose si invitano, qui posate sulla spalla, nell’incavo della scollatura, sull’anca mobile, o anche come salopette sopra una giacca dal volume incredibile.

Fedele alla sua estetica, Giorgio Armani invita anche riferimenti all’Asia, e più specificamente al Giappone, distillati nelle minuscole giacche ricamate che evocano le stampe giapponesi o le maschere che adornano i top. La sposa in rosso, come le unghie delle modelle, ovviamente, in questa sfilata è stata concepita come un’appassionata dichiarazione d’amore per il saper fare degli stilisti. E l’eleganza fluida e scintillante di questo mito è la donna Armani.

Tutto quello che c’è da sapere sulla settimana della moda a Parigi:

Riccarda Fallaci

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